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Nei paraggi del Maelstrom 85


– L’avete mai veduto con tempo tempestoso? – chiese uno dei membri della spedizione italiana.

– Sì, signore, anzi una volta la nave che montavo corse serio pericolo di venire attratta dal vortice.

– Deve presentare allora un aspetto tremendo.

– Dite addirittura spaventevole, – rispose l’ingegnere. – Vi confesso che ero atterrito e che non lo era meno l’equipaggio. I muggiti del vortice facevano su di noi un’impressione profonda, tale da farci perdere la testa.

– Si perdono molte navi entro quel gorgo?

– Ora non più molte, poiché quando il mare è tempestoso le navi appoggiano frettolosamente verso la costa norvegese, però di quando in quando qualche veliero vi cade dentro. Chi non ricorda in Norvegia il naufragio della Storn-Vindel?

– Una nave perdutasi nel gorgo?

– Sì, signore, – rispose l’ingegnere.

– Narrate, signor Stökken.

– La Storn-Vindel era una bella goletta mercantile di trecento tonnellate, munita d’un solido sperone per aprirsi il passo fra i ghiacci, essendo stata destinata ai viaggi delle regioni nordiche. Di ritorno da un viaggio in Islanda, durante una notte nebbiosa e tempestosa fu presa dal vortice. Io ho potuto avere tutti i particolari di quella tremenda catastrofe da un marinaio che si salvò miracolosamente, per un caso veramente straordinario.

– Raccontatecelo, signor Stökken.

– Come vi diceva, la Storn-Vindel tornava dall’Islanda dove aveva caricate pelli di foca destinate ad un negoziante di Bodö.

Era quindi costretta, provenendo dal mare del Nord, a passare o al sud del piccolo gruppo delle isole Rost o fra questo e l’isola di Värö.

Era comandata da un abile capitano, il cui nome ora non ricordo bene, e montata da undici marinai tutti provati alle difficili navigazioni dei mari artici.

Una notte, mentre la nave si trovava a sessanta o settanta chilometri dalle Lofoten meridionali, un tetro e pesante nebbione cala sul mare, impedendo di scorgere i fari delle isole.