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62 Capitolo settimo

riapparve mandando urla così spaventevoli da far rizzare i capelli allo stesso Sanders, il quale, ritto sul banco, seguiva ansiosamente le diverse fasi della caccia.

I balenieri continuavano a prendere il largo onde evitare gli assalti del mostro, però la loro situazione diventava di momento in momento gravissima, poichè l’enorme cetaceo si gettava in tutte le direzioni con furore estremo, cercando di stritolarli.

Tutto d’un tratto si trovò dinanzi alla seconda baleniera, la quale non aveva avuto il tempo di evitare l’incontro in causa delle violentissime ondate.

Il mostro l’assalì con impeto terribile, poi voltandosi le vibrò un tale colpo di coda da lanciarla in aria sfracellata.

Furono veduti gli uomini che la montavano roteare un istante nello spazio; poi precipitare negli abissi del mare.

La coda del gigante li aveva uccisi sul colpo!...

– Che forza!... – esclamò Hansen, il velaio di Laurvik.

– La lotta non era però ancora finita; – riprese il carpentiere. – Il capodoglio, che portava sempre il rampone, infisso profondamente nel fianco, si scagliò addosso alla seconda baleniera.

I balenieri erano terrorizzati dalla sventura toccata ai loro compagni, nondimeno il mastro potè evitare l’urto, mentre Mac-Bjorn lanciava contro il furibondo animale un secondo rampone, ferendolo in prossimità della testa.

Subito virarono di bordo tentando di giungere al banco sul quale il povero capitano si trovava, impotente a portare ai suoi marinai qualsiasi soccorso.

Per alcuni minuti parve che il capodoglio non pensasse che al proprio dolore, il quale doveva aumentare di minuto in minuto, in causa delle continue scosse che faceva subire ai due ramponi.

Ad un tratto tornò di nuovo alla carica. La scialuppa procedeva a stento, superando faticosamente le onde che l’assalivano da tutte le parti.

Mac-Bjorn aveva afferrata una terza lancia, ma era pallido e pareva che avesse perduta ogni fiducia.

«Ragazzi,» egli disse, «se Iddio non ci protegge, anche per noi è finita!...»