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26 Capitolo terzo

giallo. Le cose più disparate si trovavano rinchiuse in quelle scatole: mazzi di carte, dame, scacchi, l’oca, la tombola, vari istrumenti musicali, un grafofono, un fonografo, un piano melodico sistema Giovanni Racca, con un ricco e svariato repertorio: Pagliacci, Puritani, Donna Juanita, Rigoletto, il Profeta, la Bohéme, Mefistofele, la Marcia Reale, la Cavalleria Rusticana e moltissime altre opere e marcie che sarebbe troppo lungo annoverare.

Il Duca aveva messa anzi molta cura nella scelta di quei giuochi. La noia è il nemico più mortale degli esploratori polari, un nemico che a poco a poco vince ed accascia gli spiriti degli equipaggi, specialmente durante la lunga notte polare che dura centoventi o anche centocinquanta giorni e più ancora, se la nave si trova in latitudini altissime.

Da questo lato ben poco avevano da temere gli audaci esploratori. I giuochi erano molti e svariati e fra una partita alle carte od alla dama, una giocata di scacchi, o un «addio al cigno» del Lohengrin suonato dal grafofono o un pezzo d’opera del piano melodico od un concerto di chitarre e mandolini, avrebbero ben potuto sbarcare alla meno peggio le non poche settimane della notte polare.

Il carico si effettuava rapidamente, sotto gli occhi di una folla sempre crescente e curiosa. Il Duca aveva dato ordine di affrettarsi.

Già Nansen, con cui aveva avuto parecchi colloqui, lo aveva replicatamente consigliato di raggiungere al più presto i mari artici, onde non vedersi, più tardi, contrastato il passo dai ghiacci polari.

Buone notizie avevano mandato i balenieri della Norvegia settentrionale, partiti da qualche settimana per la annuale stagione di pesca. Pochi ghiacci avevano incontrato al largo delle coste e la temperatura s’era raddolcita più presto del solito.

Urgeva quindi approfittare, poiché talvolta un ritardo di poche settimane può diventare fatale alle navi che osano avanzarsi sulle acque dell’Oceano Artico, ed il Duca aveva ancora molta via da percorrere prima di giungere alla lontana Terra di Francesco Giuseppe.

I marinai norvegesi lavoravano però con tale lena, da non dubitare che prima del 12 giugno, tutto il materiale della spedizione si trovasse stivato a bordo. Anche Cardenti ed il suo collega Canepa, si erano messi della partita per affrettare il carico.