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308 | Capitolo undicesimo |
sforzo!... Ancora delle miglia!... Un altro è guadagnato, un altro ancora!... Non mancano che duecentoquaranta miglia... L’86° è superato!... Nansen sta per essere vinto!... Avanti l’Italia!...
Anche il punto toccato dal fortunato esploratore norvegese è oltrepassato. Sono giunti più innanzi di tutti!... Stanno finalmente per calcare col piede quel punto ricercato per quattro secoli da tanti audaci e che ha costato tante vittime.
Ma no!... Un pericolo tremendo minaccia la spedizione: la fame!...
I viveri sono quasi consumati e non si vedono nè animali, nè volatili su quei campi di ghiaccio. Cosa fare? Andare innanzi ancora? Il ritorno poi sarebbe la morte di tutti.
Bisogna cedere.
A 86° 33’ ed a 65° di longitudine Greenwick, la spedizione, sfinita, esausta e già alle prese con la fame, s’arresta. È impossibile andare più innanzi. Il polo è la morte.
È il giorno di San Marco, patrono di Venezia.
Spiegano la bandiera italiana al gelido vento polare, più innanzi di tutti quelli che si sono avanzati in quelle regioni dei ghiacci eterni e s’accampano per solennizzare meglio che possono il felice avvenimento.
Il tempo, rimessosi al bello, permette al capitano Cagni di prendere, per due volte, la latitudine e la longitudine, poi quei valorosi si allestiscono un modesto pranzetto, che divorano ai confini del mondo, a sole duecentosette miglia dal polo.
Allo champagne – ne avevano conservato religiosamente una bottiglia – Cagni, dopo un breve discorso, brinda al Re, a S. M. la Regina, al Duca, all’Italia. I ghiacci del polo ripetono di eco in eco gli urrà dei valorosi e per la prima volta il nome d’Italia si propaga rimbombante fra quegli ice-bergs che forse contano secoli e secoli di esistenza.
Ma bisogna affrettarsi a ritornare. Ogni ora che passa può essere un giorno di fame: è necessario ritornare alla baia di Teplitz senza indugio.
Seppelliscono nei fianchi d’un ice-berg due bottiglie di ferro smaltato contenenti tre copie di una breve relazione del viaggio, poi il 26 aprile riprendono animosamente la via del sud.