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Capitolo XI

Verso il polo


Il triste inverno polare è finalmente passato.

Verso la metà di gennaio già un barlume di luce era apparso sull’orizzonte, in direzione della Terra Carlo Alessandro, luce scialba scialba, appena spuntata e già scomparsa. Era un buon segno: il sole s’avvicinava e la lunga notte polare era al termine.

Nei giorni seguenti la luce cominciò ad aumentare. A mezzodì appariva e si manteneva sempre più sull’orizzonte, diffondendosi pel cielo.

Con quanta ansietà la spiavano tutti!… Freddo e neve, nessuna cosa li tratteneva sotto la tenda all’ora in cui compariva, tutti si precipitavano fuori per contemplarla.

Quella luce era la vita: era la fine di quella tetra notte, durata tante settimane.

Era il momento di fare i preparativi per la marcia verso il polo.

Già i primi uccelli erano giunti e pareva che volassero tutti incontro al sole, mentre le foche e le morse facevano la loro comparsa godendosi quel po’ di luce pallida e priva di calore.

Nel campo si lavora febbrilmente per allestire la prima spedizione. Si preparano le slitte e si rinforzano, onde possano resistere meglio agli urti; si scelgono con gran cura i viveri, le armi, le munizioni, le vesti per poter sfidare i rigori intensi del freddo, le lampade a spirito, non potendo caricare le stufe sui leggeri veicoli, e si esaminano attentamente i kajah, quei piccoli canotti usati dagli esquimesi, formati di pelli montate su uno scheletro leggerissimo e che possono essere necessari per attraversare i canali.

Il Duca sorveglia tutto, esamina tutto e dà consigli a tutti, quantunque sia molto sofferente per le amputazioni subìte. È però molto crucciato di non essere in caso di prendere parte alla spedizione in causa delle non ancor rimarginate ferite, che gli impediscono di affrontare il freddo esterno sotto la minaccia di vederle incancrenire.

Il 20 febbraio tutto è pronto per la partenza. La carovana, al co-