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L'inverno polare 295


Fuori perdurava sempre l’oscurità ed il freddo oscillava costantemente fra i 30° ed i 40° sotto lo zero, ma la neve si era bene rassodata ed era giunto il momento di provare le slitte ed i cani, tanto più che la luna illuminava benissimo quelle immense pianure.

I cani, che già si risentivano molto di quella lunga prigionia, non desideravano che di fare delle scorrerie attraverso le nevi.

Brave bestie!… Nansen non aveva niente esagerato a vantarle. Valevano ben di più dei cani esquimesi, specie di lupi selvatici, testardi, maligni, niente affezionati ai loro padroni.

Galoppavano splendidamente sotto le slitte, trainandole un po’ all’impazzata da principio, e senza risentire il peso. Vi era però un male; al pari dei loro confratelli groenlandesi, quando vedevano passare qualche volpe le correvano tutti addosso e vi era non poco da fare per far loro riprendere la direzione primitiva. Talvolta la lunga frusta a manico corto non bastava a richiamarli all’obbedienza.

Le loro corse indiavolate dovevano però portare sfortuna al capo della spedizione ed al suo aiutante, il capitano Cagni.

Era la vigilia di Natale. Mentre sotto la grande tenda fervevano i preparativi per la solennità che si voleva festeggiare con un lauto banchetto, brindisi, concerto, fuochi d’artificio, S. A. R. vedendo che il tempo prometteva di mantenersi bello e che la luna illuminava bene le pianure, aveva deciso di fare una corsa in islitta.

Si era unito al capitano Cagni, Querini, Cavalli, Petigaux, Fenoillet e ad un marinaio.

Le slitte erano partite di gran corsa sollevando nembi di nevischio ed i cani, sempre lieti di sgranchirsi le gambe, abbaiavano allegramente.

Dopo un lungo tragitto le slitte stavano per ritornare all’accampamento, quando scoppiò improvvisamente una così furiosa tormenta di neve da far perdere la direzione a tutti.

La neve cadeva fitta fitta turbinando, in causa del ventaccio.

Il capitano Cagni precedeva la carovana e lo seguiva subito S. A. R.

Le due guide, per non smarrirsi completamente, stavano per mandare innanzi i cani perchè richiamassero l’attenzione degli uomini rimasti all’accampamento, quando il capitano Cagni sentì improvvisamente mancare la terra sotto di sè.