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L'inverno polare 293

trasformavano e si fondevano. Era una vera gazzarra di tutte le tinte immaginabili.

Altre volte invece si delineava un grand’arco luminoso il quale lanciava verso il cielo fasci di luce tremolanti, che impallidivano, a poco a poco, verso le loro estremità superiori.

Lo spettacolo era allora più imponente. I ghiacci riflettevano tutte le tinte, apparendo ora come immensi rubini, o topazi, o smeraldi, od opali immersi in un bagno di sangue.

Anche le nevi che coprivano l’isola scintillavano di mille colori, mentre la luna, quasi vergognosa, impallidiva tanto da non potersi quasi più discernere.

Quei fenomeni non duravano molto, ma quanta meraviglia destavano in tutti!... Il freddo non tratteneva gli esploratori sotto le tende quando si manifestavano.

Talvolta invece, se il vento del nord non soffiava troppo impetuoso e la neve non cadeva, i membri della spedizione si recavano a visitare la Stella Polare per accertarsi che le pressioni non la guastavano al punto da non poter più servirsene.

La povera nave, inclinata su di un fianco, coi suoi madieri sfondati, la sua stiva e la sala delle macchine ingombra di ghiaccio e la coperta piena di neve, offriva un ben triste spettacolo.

Pure, la sua fodera o cintura da ghiaccio che consiste in un fasciame di greenkeart, legno resistentissimo ed elastico nel tempo stesso, destinato a proteggere l’opera viva delle navi baleniere, aveva resistito vittoriosamente alle pressioni. Anche la sua prora, rivestita di travi, con traverse di puntellamento e riempita di legname in modo da formare un blocco solo dello spessore di quattro metri, non aveva sofferto.

Si era alzata gradatamente, sfuggendo alle strette dei ghiacci, ma era enormemente carica di neve gelata, tanto anzi da dover richiedere un lungo lavoro per renderla navigabile.

Ed intanto il freddo aumentava sempre e gli uragani di neve si succedevano con violenza estrema. Era stato a tutti rigorosamente proibito di toccare gli oggetti di metallo per non riportare delle scottature dolorose e di servirsi di bicchieri di vetro per non correre il pericolo di lasciare la pelle delle labbra attaccata agli orli. Perfino