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L'inverno polare 291


Maglie islandesi, berretti di lana o di pelle foderati di pellicce, grossi calzettoni di lana, guanti di feltro o di lana a dita riunite e che giungono fino al gomito; arrarak, che sono specie di giacche che s’infilano per la testa, secondo l’uso esquimese, fabbricate con grosso panno e fornite di cappuccio ed i polsi orlati di pelle di lupo, e stivaloni di pelle di foca o di renna con grosse calze di lana, furono messi a disposizione di tutti.

Poco dopo, le nevicate cominciarono con rabbia estrema, mentre la luce diminuiva sempre. Addio partite di caccia, addio passeggiate, addio osservazioni!

La prigionia stava per incominciare, una prigionia di tre e forse di quattro mesi ininterrotti.

Fortunatamente il Duca aveva regolate le cose in modo da bandire la noia, questo nemico pericolosissimo degli esploratori artici.

Al mattino sgombro generale della neve, che gli uragani incessanti accumulavano attorno all’accampamento; poi pulizia delle vesti e loro disgelo e pasto ai cani; quindi lavori diversi per preparare la futura spedizione; alla sera lettura, o musica, o danza, o giuochi di carte, di domino, di dama e dell’oca.

L’effetto che producevano i pezzi di musica sonati dal piano melodico sistema Racca, o cantati dal grafofano, mentre al di fuori muggiva l’uragano e la neve cadeva a larghe falde, era dei più strani.

E le arie si succedevano alle arie: Marcia reale, Bohème, Manon, Mefistofele, Cavalleria, Rigoletto, ecc., alternate a ballabili svariati.

– Gli orsi devono divertirsi anch’essi, – diceva Cardenti.

E forse non aveva torto, poichè durante quelle allegre serate non era raro di veder ronzare, nei dintorni dell’accampamento, qualche coppia d’orsi bianchi affamati.

Che amassero la musica come gli ippopotami del Nilo o che cercassero le costolette dei suonatori? Nessuno lo seppe mai dire con precisione, nemmeno il cuoco che pretendeva conoscere quei bestioni... perchè li cucinava alla perfezione!...

Non ostante quei continui lavori e quei passatempi, il freddo, che aumentava rapidamente, specie quando soffiava il vento del nord, non mancava di produrre i suoi effetti su tutti.