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22 Capitolo terzo


Cristiano IV re di Danimarca, la ricostruiva più tardi, più bella, più vasta, eppure pareva che un triste destino pesasse su quella città. Altri numerosissimi incendi a poco a poco distrussero anche le ultime vestigia della nuova città, non risparmiando che la fortezza d’Akershus, l’unica che rammenti ancora l’antica.

Infatti tutti i monumenti più importanti sono di costruzione recente. Il castello reale fu innalzato nel 1849, l’università nel 53, la chiesa della Trinità, una delle più belle della Norvegia, nel 58, la vecchia chiesa d’Akefu rimodernata nel 61, il palazzo della Dieta fu eretto nel 66.

Vista dall’alto, dallo splendido e ampio parco di S. Hanshangen, la città si presenta come un immenso scacchiere, con vie diritte, regolari, che dal fjord salgono al castello reale, attraversata da una via più ampia, più spaziosa, che dalla stazione ferroviaria va al palazzo, la così detta Karl Johans Gade.

Tutto all’intorno quartieri belli, ampi, ma monotoni per la loro regolarità, dove s’addensano più di centomila abitanti, e poi ville e villette che s’arrampicano su per le colline, con giardini e boschetti.

Ma il più bello spettacolo lo si può godere dall’alto, specialmente dal castello reale, il quale occupa una delle più ridenti posizioni del fjord.

Quell’ampia insenatura, circondata da colline che ora scendono dolcemente verso le spiagge, ora cadono quasi a picco, nude, selvagge; quelle miriadi di graziose ville annidate dappertutto, sui margini delle pinete, nelle anfrattuosità delle rocce, all’estremità dei burroni, in prossimità delle cascate; quelle isolette numerose, ora di dimensioni notevoli ed ora tanto piccine che sembrano grandi come una mano, disperse in tutti i luoghi, ora staccate ed ora così unite da non permettere il passaggio ad un battello, offrono agli sguardi del viaggiatore non abituato alle selvagge bellezze dei fjords norvegesi, qualche cosa di maraviglioso, di fantastico.

Quale incomparabile incanto se lassù brillasse la luce smagliante, vivida delle nostre città marittime del mezzogiorno! Ma no, la luce della Norvegia ha qualche cosa di freddo, di strano, di cupo che produce su noi un effetto curiosissimo; si direbbe luce polare quantunque le coste meridionali di quel paese nordico siano così lontane dal circolo artico.