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286 | Capitolo nono |
Hanno dei legacci dinanzi e di dietro per assicurare i piedi e talvolta sono foderati di pelle, come quelli usati dai siberiani.
Non è però cosa facile adoperare questi strani pattini. I norvegesi cominciano da piccini e se ne servono in modo meraviglioso; per coloro che cominciano ad adoperarli la prima volta, la faccenda è seria e lunga.
Innanzi tutto è necessario abituarsi a tenere gli sky sempre vicini ed in direzione parallela se non si vuole urtarli nella parte posteriore; poi tenerli sempre aderenti alla neve e non sollevarli, dovendosi scivolare e non camminare, poi dare al corpo un movimento particolare che non s’acquista se non con una lunga pratica.
Con questi sky i norvegesi fanno delle corse straordinarie, raggiungendo delle velocità sorprendenti. Sorpassano facilmente le alci e le renne e perfino le lepri, che uccidono con una bastonata.
Le montagne più aspre non sono d’ostacolo per loro. Le salgono con facilità sorprendente e le discendono a precipizio, balzando di dirupo in dirupo.
Si sono veduti dei montanari fare dei salti di quindici e perfino di venti metri, cadendo in piedi sui loro lunghi sky.
Degli esploratori polari, solo il Nansen ne aveva fatto la prova e con buon successo, tanto nel suo primo viaggio in Groenlandia, quanto nella sua corsa al nord della Terra di Francesco Giuseppe, ed aveva consigliato il Duca a prenderne con sè.
La scuola degli sky fu però dura da principio, malgrado le istruzioni dei marinai norvegesi. I capitomboli si succedevano ai capitomboli, con grande divertimento dei maestri e con grande collera degli scolari; pure con la pazienza tutti riuscirono, bene o male, a servirsene, ma dobbiamo dire che le guide preferivano camminare con le loro gambe.
Pur continuando a esercitarsi cogli sky, italiani e norvegesi non trascuravano la caccia per provvedersi di carne fresca e di grasso di foca e di morsa, prima che l’inverno rendesse impossibili le corse attraverso le nevi ed i ghiacci.
Gli orsi erano tornati a mostrarsi nei pressi dell’accampamento assieme a numerose volpi, le quali s’avvicinavano audacemente alle tende per disputarsi ingordamente gli avanzi della cucina.