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La baia di Tepliz 281


Tutti lavoravano febbrilmente: ufficiali e marinai. Perfino S. A. R. e Cagni non rimanevano inoperosi, gettando sul ghiaccio le casse che venivano portate in coperta.

L’acqua intanto continuava ad entrare in gran copia. Cadeva con sordo fragore nella stiva, gorgogliando cupamente e disperdendosi per la cala.

I fuochi delle caldaie erano stati già spenti ed il personale di macchina aveva abbandonato il posto precipitandosi alle pompe.

Alcuni marinai correvano affannosamente sui banchi, portando frettolosamente a terra le casse che venivano gettate dalla coperta della nave. I cani erano già stati liberati e si erano rifugiati sulla costa, galoppando disperatamente in mezzo alle nevi.

E tuttociò in mezzo al fracasso assordante dei ghiacci, ai rombi, alle detonazioni, al moto convulsivo dei banchi, ad un continuo pericolo soprattutto per le guide e pei marinai italiani che si trovavano nella stiva mentre la nave affondava sotto i loro piedi.

I comandi s’incrociavano, ma senza confusione: S. A. R., il capitano Cagni ed il capitano Evensen conservavano sempre una calma ammirabile, che dava lena e coraggio alla ciurma.

Ad un tratto un avvenimento inatteso, insperato, successe. Un banco s’era nuovamente cacciato sotto la nave, sollevandola gradatamente. Era la salvezza, poichè la Stella Polare, senza quel felice avvenimento, si poteva considerare come totalmente perduta.

– Non affondiamo più! – aveva esclamato Stökken, il quale era disceso nella sala della macchina per constatare il progresso dell’acqua.

La notizia era così straordinaria che dapprima non fu creduta. Ben presto però tutti dovettero arrendersi all’evidenza dei fatti.

Non solo la Stella Polare si era rialzata, ma veniva anche spinta verso la costa dal movimento dei ghiacci.

– Ecco una fortuna inaspettata!... – esclamò il tenente Querini. – Siete ben certo, signor Stökken, che l’acqua non aumenta.

– Anzi sfugge dall’apertura, signore, – rispose il macchinista. – Tuttavia non dobbiamo abbandonare le pompe nè crearci illusioni troppo ottimiste. La nave può scivolare sul banco e fare ancora acqua. –