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La baia di Tepliz 277


I naviganti che svernano in quelle fredde latitudini, prima che i grandi geli sopravvengano, devono prendere delle misure eccezionali dettate dall’esperienza dei primi esploratori polari.

Ordinariamente si comincia innanzi tutto a trasportare a terra i canotti e una buona parte di viveri, per evitare il pericolo di rimanere privi degli uni e degli altri, nel caso che la nave venga fracassata dalle pressioni, pericolo molto probabile in quelle regioni.

Prese queste prime precauzioni, si prepara la nave. Le vele vengono staccate e rinchiuse nei magazzini, le antenne e gli alberetti calati, le cime degli alberi bene avviluppate, poi si copre la tolda, da prora a poppa, con un tetto di tavole, si rizzano delle pareti di legno, turando le fessure con carta incatramata, in modo da formare una specie di salone destinato per le passeggiate.

Si lasciano alcune finestre per la luce e per la ventilazione della nave.

Ciò fatto si raschia e si lava con acqua di calce la stiva la quale ordinariamente viene convertita in sala comune, adattando al di sotto del boccaporto maestro una stufa col tubo molto ricurvo per avere meno dispersione di calore con sotto un barile destinato a raccogliere la neve sciolta ed avere sempre acqua.

Si turano infine tutte le aperture e sul ponte si sparge cenere o sabbia le quali non tardano ad incrostarsi.

Disgraziatamente all’equipaggio della Stella Polare doveva mancare il tempo di prendere quelle misure. La nave si era appena ancorata quando fu dato il segnale di pericolo.

I ghiacci si avanzavano verso la costa, minacciando di bloccare anche la baia. Erano massi enormi, di aspetto imponente e pauroso, i quali cappeggiavano sotto l’urto delle onde, mosse dal vento del nord.

– Temo per la nostra nave, – disse il primo macchinista al tenente Querini, a cui si era legato d’una calda amicizia.

– Che quei ghiacci vengano ad assediarci?

– Sì, signor tenente. Se non m’inganno vi è qualche corrente che viene a rompersi su queste coste.

– La nave è solida e opporrà un serio ostacolo, – rispose il tenente.