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270 Capitolo settimo

tare in nessun modo su di essa. Quei due coraggiosi però non si smarrirono. Non avendo viveri ed approssimandosi l’inverno, dettero una caccia spietata alle foche ed agli orsi bianchi per avere cibo e combustibile durante i grandi freddi. Raccolte le provviste, si fabbricarono una capanna con pietre, terra e muschi, pelli di foche e con alcuni pezzi di legno trovati sulle spiagge, probabilmente trasportati dalle correnti marine. Non mancarono di costruirsi perfino il camino, adoperando, in mancanza di pietre adatte... neve e ghiaccio!...

– E cosa bruciavano per riscaldarsi?...

– Il grasso delle foche e degli orsi bianchi.

– E che cosa mangiavano?

– Alla sera si friggevano un pezzo di foca in una padella d’alluminio, e al mattino si preparavano un bollito di carne d’orso.

– Frittura di foca!... Puah!...

– La fame non ragiona, mio caro Ollier, – disse il tenente.

– E si erano preparati anche dei letti?

– Uno, composto d’un sacco di pelle d’orso entro cui si cacciavano insieme per mantenersi più caldi: di sotto avevano messo uno strato di pietre più o meno levigate.

– Dovevano dormire molto male.

– Lo hanno confessato poi. La loro occupazione principale durante tutto l’inverno, fu infatti quella di cambiare le pietre per meglio livellarle, senza però riuscirvi.

– E come passavano il loro tempo?

– Mangiando e dormendo, non potendo uscire dalla loro capanna in causa del freddo intenso e della neve che la bloccava.

– Sarà stata almeno comoda, signor tenente.

– Non aveva che tre metri di lunghezza e poco più di uno e mezzo di larghezza, – rispose il tenente.

– Una vera cella da prigionieri. E non avevano alcuna occupazione per ingannare il tempo?

– Sì, una: quella di scegliere il ghiaccio migliore per fonderlo onde poter avere sempre acqua da bere.

– Potevano mangiarlo senza scioglierlo.

– Con quei freddi il ghiaccio, messo in bocca, produce delle infiammazioni pericolose.