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Le prime pressioni 255

canali e quando riuscivano a scoprirne uno, lanciavano la nave in quella direzione per scorrerlo prima che le pressioni lo richiudessero.

La lotta era dura, pure la speranza di poter varcare quegli ostacoli e guadagnare il mare libero, che supponevano ritrovare più a settentrione, sosteneva tutti.

– Avanti!... Avanti ancora!... – era il comando che usciva incessantemente dalle labbra dell’animoso principe.

E la Stella Polare, non ostante l’aumentare dei ghiacci ed i pericoli continui, avanzava sempre, passando di squarcio in isquarcio, di canale in canale.

Il 1° agosto però, mentre si era cacciata in un canale, questo bruscamente si chiuse, rinserrando improvvisamente la nave e facendola piegare su di un fianco.

Tutti gli altri banchi avevano seguìto quel movimento stringendosi gli uni contro gli altri e facendo scomparire bruscamente gli spazi che poco prima li dividevano.

Si era in tal modo formato un banco immenso, che pareva non avesse confini.

Le pressioni si erano manifestate con una potenza incredibile. I ghiacci muggivano, tuonavano, sibilavano, scrosciavano con un baccano assordante e ondeggiavano sinistramente, imprimendo alla nave delle brusche oscillazioni da babordo a tribordo.

Il fasciame, sotto quelle strette, crepitava ed i puntali s’inarcavano: lo scafo gemeva come si lamentasse di quelle ruvide carezze.

Fortunatamente i larghi fianchi della vecchia baleniera si sollevavano gradatamente, sfuggendo così alla stretta. Diversamente i ghiacci avrebbero infallantemente sfondati i corbetti ed il ghiaccio avrebbe finito per congiungersi attraverso la stiva.

Però anche i margini del banco si sollevavano e giungevano fino ai bordi della nave, minacciando di rovesciarsi in coperta.

A bordo ci fu un momento di grande ansietà. Guai se le pressioni avessero dovuto continuare: la nave forse non avrebbe potuto resistere a lungo.

I cani, spaventati da quei muggiti e da quelle detonazioni, urlavano lugubremente.

I comandi si succedevano ai comandi.