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Lotta coi ghiacci | 253 |
assieme al tenente Querini ed Andresen, fece col capo un segno di dubbio.
– Avremo da sudare.... freddo, – rispose.
– È la corrente che li trasporta? – chiese il tenente Querini.
– Sì, signore, – rispose il capitano. – Sempre da levante a ponente e forse questi ghiacci vengono dalle coste della Siberia.
– Siete proprio certo dell’esistenza di questa corrente?
– Conoscete il disastro della Jeannette, signor tenente?
– Sì, signor Evensen.
– Ebbene cosa direste se vi dicessi che dei rottami di quella nave sono stati ritrovati sulle coste orientali della Norvegia?... Eppure voi sapete che la Jeannette è andata a picco presso l’isola Bennet, di fronte all’arcipelago delle Isole della Nuova Siberia. Dopo un tale fatto come si può dubitare della direzione della corrente che viene dalla Siberia?
– Questo è vero, signor Evensen. Un tremendo naufragio quello della Jeannette.
– Una catastrofe che fa riscontro a quella dell'Erebus e del Terror comandate dall’ammiraglio Franklin.
– La conoscete nei suoi particolari?
– Sì, signor tenente, e mi ricordo dell’emozione profonda prodotta fra tutti i naviganti artici.
– Sono morti quasi tutti, è vero?
– Sì, signor tenente. La sfortuna perseguitava quei valorosi americani e divenne più tremenda quando furono costretti ad abbandonare la loro nave.
– Quanti riuscirono a raggiungere la foce della Lena?
– Le due scialuppe maggiori poterono toccare quelle spiagge desolate; la terza invece scomparve durante la tempesta che aveva colto quegli arditi esploratori dopo l’abbandono della loro nave, nè più mai nulla si seppe di coloro che la montavano.
– E quanti uomini poterono salvarsi?
– Tredici soli; gli altri venti morirono tutti, chi annegati e chi di fame nel delta della Lena e fra questi anche il comandante della Jeannette, lo sfortunato De Long, trovato morto assieme ai suoi undici compagni.