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Lotta coi ghiacci 251

non abituate a navigare. Non potendo prendere parte alla manovra, non riuscendo a distinguere un paterazzo da un semplice gherlino, avevano ricevuto ordini speciali.

Alle sei e mezzo dovevano alzarsi, alle sette occuparsi dei cani, pulire i canili e dare da mangiare alle bestie, alle nove pulizia delle cabine destinate agli ufficiali, e degli abiti di questi, poi secondo pasto dei cani, quindi libertà assoluta.

Anche i pasti erano stati regolati dal Duca. Alle otto colazione, a mezzogiorno pranzo, alle sei e mezzo cena, e sempre pasti abbondanti e variati, bene preparati dal cuoco italiano imbarcato ad Arcangelo in surrogazione del norvegese che non accomodava a nessuno. Anzi lo avevano chiamato scherzando, l’avvelenatore. Alla sera poi, a chi non toccava il quarto, era concesso di leggere, o scrivere e di giocare alla dama, ai tarocchi o al domino e le partite si seguivano fino a che i giocatori venivano sorpresi dal sonno.

Il 27 luglio la Stella Polare s’impegnava in mezzo ad immensi campi di ghiaccio, accumulatisi nel Canale Britannico.

Fin dove giungeva lo sguardo non si scorgevano altro che ammassi di ghiaccio di forme irregolari, stretti attorno ad alcuni ice-bergs fluttuanti pericolosamente.

S’aprivano, poi si rinserravano, quindi tornavano a stringersi sotto le pressioni che esercitavano degli sforzi poderosi.

Di quando in quando detonavano come se delle mine scoppiassero nel loro seno, poi dei cumuli si formavano qua e là alzandosi in forma di piramidi per poi sfasciarsi con cupi rimbombi.

A tutti sembrava impossibile di dover forzare quelle barriere, ma il Duca la pensava diversamente.

– Passeremo, – aveva detto al capitano Evensen.

– Lo tenteremo, – aveva risposto il vecchio baleniere.

E la Stella Polare s’era scagliata a tutto vapore in mezzo a quei banchi speronando furiosamente tutti gli ostacoli che incontrava.

La spedizione giocava una carta pericolosissima, perchè la nave poteva venire, da un momento all’altro, imprigionata; ma tutti avevano cieca fiducia nell’esperienza del vecchio baleniere e nella calma audacia del giovane Duca e di Cagni.

La lotta era cominciata con vero furore. La Stella Polare inve-