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Il Canale Britannico 239


I gabbieri salivano di frequente sulle coffe, spingendosi anche fino sulle crocette per abbracciare maggiore orizzonte. Da lassù avevano scorto molto ghiaccio nel Canale Britannico, ma pareva che non dovesse offrire molta resistenza a giudicarlo dalla sua tinta azzurrognola.

Doveva essere ghiaccio nuovo, formatosi di recente e quindi di poco spessore.

– Se non troveremo dei veri banchi, andremo bene innanzi, – disse Andresen al tenente Querini ed a Stökken che lo interrogavano. – Il ghiaccio nuovo non ha mai molto spessore e avesse anche un metro la Stella Polare non si troverebbe imbarazzata a romperlo.

– Sarà tale anche più al nord? – chiese il tenente.

– Ho i miei dubbi, signore. Vedo lassù un certo riflesso abbagliante che mi dà molto da pensare.

– È l’ice-blink è vero?

– Vi è ancora troppa nebbia per poterlo affermare; tuttavia credo di non ingannarmi.

– Se non potremo attraversare i banchi prenderemo un’altra via, – disse il tenente. – S. A. R. è risoluto a cercarsi un passaggio lungo la Terra Alessandra, se qui non si potrà andare innanzi. Lo ha detto or ora.

– Il Duca non è uomo da arrestarsi a mezza via, lo so, – disse Andresen. – Ci trascinerà innanzi a dispetto dei ghiacci e del freddo.

– Mi rincrescerebbe che la Stella Polare dovesse cambiare rotta, – disse il macchinista.

– E per quale motivo? – chiese Andresen.

– Desidererei vedere la Cappella la quale deve trovarsi in questo canale.

– Per sapere se ha trovato la spedizione Wellmann?

– Sì, Andresen.

– Se non troviamo ostacoli che ci arrestino la incontreremo, – disse il tenente Querini. – Ecco i primi ghiacci!... Avanti a tutto vapore e diamoci dentro a tutta forza. –

Ad un miglio dalla nave, si vedeva il mare coperto da lastroni di ghiaccio, addensatisi sulle spiagge settentrionali dell’isola Bruce