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La caccia ai trichechi 237


Anche quattro scialuppe furono portate a terra.

S. A. R. ed i suoi ufficiali, di quando in quando tornavano alla costa per sorvegliare lo scarico, controllando scrupolosamente le casse ed i barili che venivano sbarcati.

Il 23 luglio lo sbarco però, non ancora terminato, fu bruscamente interrotto dalla comparsa dei ghiacci.

Il vento, levatosi quasi improvvisamente, aveva spinto, in direzione del Capo Flora, una grande quantità di ghiacci galleggianti, ice-berg, streams e palks tutti di dimensioni tali da poter riuscire pericolosi alla Stella Polare.

Non vi era tempo da perdere. Spinti da una libecciata violenta, s’accostavano rapidamente, minacciando d’imprigionare la nave.

Il capitano Evensen, accortosi del pericolo, richiamò lestamente a bordo l’equipaggio, di cui una parte era a terra, occupato al trasporto dei viveri e si rimise alla vela per trovare un altro ancoraggio più sicuro.

S. A. R. e Cagni erano già a bordo, a sorvegliare la manovra.

Il nuovo ancoraggio fu subito trovato, poche gomene più lontano, dietro una fila di scogliere, capaci di arrestare la minacciosa invasione dei ghiacci.

Un enorme ice-bergs, alto duecento e più metri e largo non meno di sessanta, una vera montagna di ghiaccio, era già entrato nella baia, dondolando spaventosamente. Guai se la Stella Polare si fosse trovata sul suo passaggio!... L’avrebbe inevitabilmente schiacciata come un semplice guscio di noce.

L’indomani, domenica, fu ripreso lo scarico dei viveri, con non poco rincrescimento da parte delle guide alpine, molto propense a santificare il giorno festivo.

La sera stessa – sera per modo di dire – lo scarico era terminato.

Nella capanna erano stati accumulati viveri sufficienti per otto mesi, per assicurare la ritirata alla spedizione nel caso che una disgrazia, non improbabile, dovesse colpire a morte la valorosa nave.