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228 Capitolo secondo


– Dei fiori appartenenti alla medesima specie di quelli che nascono sulle nostre Alpi. La flora polare non è gran che diversa da quella alpina. Ecco perchè i vostri compagni sembrano meravigliati.– C’è da stupire, signore. Ad una così enorme distanza trovare le medesime piante che nascono sui margini dei nostri ghiacciai!...– Il clima non è molto differente, mio caro Ollier. Siamo in luglio e non abbiamo che 2°; sulle vostre montagne, in questa stagione, non ne avete che pochi di più. Continuiamo la nostra caccia. Questi uccelli si lasciano uccidere così facilmente!... Quale fortuna troverebbero qui i nostri arrabbiati cacciatori della laguna veneta!...– Saranno mangiabili?... Io temo che puzzino di pesce.

– Il cuoco che abbiamo imbarcato ad Arcangelo saprà prepararli a perfezione. Se fosse quello norvegese che avevamo prima, non avrei alcuna fiducia, ma di questo canavesano sì. È veramente un eccellente cuciniere.1

– Signor tenente, se lasciassimo gli uccelli per la selvaggina più grossa? – disse la guida, che da qualche istante teneva gli sguardi fissi verso l’estremità occidentale dell’insenatura. – Vedo due grossi animali sdraiati su di un banco di ghiaccio. Sono usciti or ora dalle acque. –

Il tenente, che si era alzato sulla punta dei piedi, guardò nella direzione indicata dalla guida e scorse infatti due grossi animali che si avvoltolavano in mezzo alla neve.

– Sono due morse, – disse.

– Sì, signore, – affermò una voce presso di loro.

Si volsero e si trovarono dinanzi a Stökken, il primo macchinista, il quale era pure sceso a terra armato di fucile.

– Volete venire anche voi? – chiese Querini.

– Pel momento non v’è nulla da fare a bordo, signor tenente, – disse il macchinista.

– Allora andiamo. –



  1. La Stella Polare ad Arcangelo aveva imbarcato un cuoco italiano, già appartenente al R. Esercito, non essendo i membri della spedizione soddisfatti di quello norvegese.