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Il Capo Flora 223

senza più riunirsi, essendo la temperatura mitissima, di appena 4° sopra lo zero.

La costa, rientrando, formava una specie di baia aperta, la quale si delineava ormai perfettamente. Era tutta verdeggiante di muschi e sgombra di nevi; solamente in lontananza si scoprivano sempre dei picchi nevosi, sormontanti dei ghiacciai probabilmente immensi.

Il capitano Evensen fece preparare le ancore e manovrò la nave in modo da dirigerla dinanzi alle capanne della spedizione inglese di Jackson.

Alle sei antimeridiane la Stella Polare entrava felicemente nell’insenatura e dava fondo ad alcune gomene dalla spiaggia al riparo del Capo.

L’effetto che produceva quell’asilo era dei più splendidi.

Dappertutto muschi e licheni, d’un verde brillantissimo, sparsi sulle rocce, sui pendii, sulle scogliere, punteggiati di fiori vaghissimi, di papaveri dai petali d’oro, di poa arctiche, di glycerie, di pediculare purpuree, di sassifraghe rosse, bianche e gialle, di ranuncoli, di hesperie, i garofani delle regioni polari, di monties dai petali candidi come la neve.

Numerosi borgomastri (laries glaucus) pigolavano sulle rupi, mentre in alto volteggiavano stormi chiassosi di piccoli plectrophanes nivales, di urie nere, di rondinelle e di eiders. Qualche oca bernida passava, fischiando, attraverso la baia o andava a posarsi, tranquillamente sulle capanne degli inglesi.

Dinanzi a quell’inatteso spettacolo, grida di stupore sfuggivano da tutti i petti. A ognuno sembrava impossibile che quella baia fosse una delle più settentrionali del mondo e che quella costa appartenesse a quella terra di desolazione, perduta al di là del circolo artico e della quale avevano udito parlare con terrore.

Dov’erano i ghiacci eterni che avevano trovati gli esploratori del Tegetthoff? Dov’era l’orrido selvaggio popolato di foche e di ferocissimi orsi bianchi? Le guide valdostane asserivano che quei valloni verdeggianti somigliavano alle vallate delle loro Alpi; i marinai norvegesi non vedevano che un lembo della loro terra frastagliata dai pittoreschi fjords. Ed avevano ragione: ma non avevano ancora veduto l’orribile inverno polare.