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192 Capitolo sesto


– Vivevano dei buoi nella Groenlandia, in quell’epoca? – chiese Andresen.

– Sì, portati nel 985 da una spedizione composta di trentacinque navi, comandata da un compagno di Erik. Allora certi tratti della Groenlandia erano ancora coltivabili e furono perciò portate molte sementi e attrezzi rurali.

– E anche le spiagge del Labrador e della Nuova Scozia erano meno fredde, – disse il tenente Querini. – Per nulla furono chiamate Vinland, ossia terre del buon vino. Se le viti potevano germogliare, il freddo non doveva essere molto intenso, ammesso però che quelle terre fossero veramente il Labrador e la Nuova Scozia.

– Comunque sia, si sa di positivo che in quelle lontane epoche la Groenlandia e le coste nord-americane avevano colonie fiorenti, mentre oggidì non vi sono su quei medesimi luoghi che povere tribù di esquimesi in continua lotta con la fame, – disse il capitano. – Ciò vuol dire che il clima allora era più clemente e che i grandi banchi di ghiaccio non avevano ancora cominciata la loro formidabile discesa.

– E che cosa è avvenuto di quelle colonie? – chiese Andresen.

– Sono misteriosamente scomparse, – rispose il capitano. – Probabilmente l’avanzarsi dei ghiacci deve aver molto influito sulla distruzione di quelle colonie. Dispersi, quei coloni si saranno fusi cogl’indigeni se invece non sono stati distrutti dagli stessi abitanti dell’America o da qualche spaventevole epidemia.

– È probabile, – concluse il tenente.


Capitolo VI

La «Stella Polare» fra i ghiacci


Dopo la mezzanotte, una densa nebbia che s’avanzava da ponente, si distese a poco a poco sul mare, avvolgendo completamente la Stella Polare. Spinta dal vento freddissimo che era passato prima sui banchi di ghiaccio del polo, si condensava a vista d’occhio, turbinando in modo strano.