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166 Capitolo secondo

all’influenza di quei climi rigidi, devono aver subìto delle notevoli modificazioni.

La loro lingua, che chiamasi karalit, è molto variata. Certi indigeni delle isole nord americane non riuscirebbero a farsi comprendere dai loro fratelli della Groenlandia, quantunque si riconosca in quei diversi dialetti un’origine comune.

È d’altronde una lingua povera, ricca solamente nella forma di coniugazione e dominata da suoni duri e aspri.

Vivendo quei popoli in regioni di perpetua sterilità, prive di grandi vegetali e dove la breve durata dell’estate non permette alla terra di produrre alcuna pianta nutritiva, essi traggono dal regno animale tutti i loro mezzi per nutrirsi, vestirsi e anche per navigare.

Valenti cacciatori, e altrettanto abili pescatori, con semplici lance che hanno per lo più la punta d’osso ben affilata, uccidono orsi bianchi, renne, foche, morse, narvali e osano perfino assalire le enormi balene. Con certe reti fatte con sottili strisce di cuoio appese a dei lunghi bastoni, riescono anche a prendere gli uccelli che attraversano le gole.

Soprattutto è la foca che fornisce all’esquimese quanto gli è di più necessario, cioè il nutrimento, il vestito, la luce, il letto e perfino i vetri da porre nella sua capanna di ghiaccio, vetri per modo di dire, poichè sono costituiti dal ventricolo di quegli anfibi, molto sottile e trasparente.

Con le pelli delle foche si fabbrica calzoni e casacche, copre le sue barchette chiamate kayaks, rendendole impermeabili, coll’olio riempie la sua lampada di pietra, con le ossa si fabbrica manichi di coltelli.

Le armi di questi uomini sono affatto primitive, eppure non sono meno micidiali. Hanno coltelli, lance, dardi con le punte di pietra o d’avorio e archi di corna di bue muschiato o di fanoni di balena, con frecce dalla punta d’osso.

Munito di queste armi, l’esquimese non teme la grossa selvaggina. S’imbarca sul suo canotto, s’affida audacemente alle onde e va ad assalire i mammiferi che sono numerosi nelle sue regioni.

Nell’inverno, quando il mare è gelato, si pone in agguato, per intere giornate, presso i crepacci, insensibile ai morsi del freddo intenso, alle bufere di neve, ai venti nordici, aspettando paziente-