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Le esplorazioni artiche 149

buto e l’ardito esploratore muore in pieno mare, fra le braccia dei suoi fedeli marinai, la mattina del 30 giugno.

Gli altri più tardi venivano salvati da una nave russa e condotti a Kola.

Nel 1607, Enrico Hudson, il fortunato scopritore della baia omonima, prima di tentare il passaggio del nord-ovest si rivolge a quello del nord-est. S’imbarca su una piccolissima nave, montata da soli undici uomini e con un coraggio temerario spiega le vele pel settentrione.

Tocca il 72° 38’ di latitudine, vede lo Spitzbergen, perlustra il mare per parecchi mesi, lottando contro i ghiacci e le tempeste, poi ritorna in causa dell’immensa barriera di ghiaccio che minaccia di avvolgerlo, dopo di essersi spinto più a settentrione dei suoi predecessori, ossia fino all’80° 23’.

L’anno seguente riparte con quattordici uomini, tentando nuovamente di scoprire il passaggio del nord-est o di spingersi fino al polo, ma i ghiacci lo obbligano a ritornare.

Si sa che questo navigatore doveva più tardi, nel cercare il passaggio del nord-ovest, scoprire l’immensa baia di Hudson, trovandovi poi una morte orribile.1

Dopo questi primi esploratori, ecco venire i balenieri.

Il gran numero di balene, di foche e di trichechi trovati in quelle regioni, fanno nascere potenti società in Olanda e nell’Inghilterra, per ritrarre l’olio da quei mammiferi.

Numerose navi salpano pei mari boreali, visitando successivamente le terre già scoperte e trovandone altre.

Le coste dello Spitzbergen si delineano di già, poi quelle dell’isola di Jan Mayen, della Nuova Zembla e quindi quelle della Siberia occidentale.

La speranza di trovare più a settentrione maggior numero di cetacei, di foche e di morse, spinge sempre più innanzi i balenieri.

Il mare, compreso fra lo Spitzbergen e le spiagge settentrionali



  1. Questo disgraziato navigatore fu preso dai suoi uomini, che gli si erano ribellati dopo la scoperta della baia, e messo in una scialuppa assieme al proprio figlio e a sette marinai. Essi morirono probabilmente di fame.