Pagina:Salgari - La Stella Polare.djvu/152

144 Capitolo primo

fiorenti, ma che alcune centinaia d’anni più tardi scompaiono misteriosamente. Che cosa era avvenuto degli stabilimenti fondati da quei marinai che trafficavano con la Danimarca? Mistero!

Seicento e più anni trascorrono senza che più nessuno si occupi delle terre perdute al di là del circolo artico e anche al di quà. I grandi sconvolgimenti del medio evo sembra che abbiano spento la passione pei viaggi, tanto più che le colonie iscoto-danesi e normanne avevano rotta ogni relazione con la madre patria, perdendosi non si sa dove.

Due italiani, pei primi, danno nuovo impulso alle scoperte polari.

I fratelli Zeno, veneziani, nel 1380 salpano pei mari del nord e scoprono una terra alla quale danno il nome di Frislandia.

Cos’era quella terra? Si suppose che fosse l’Islanda, altri invece credono che fosse la Groenlandia. L’una o l’altra, i fratelli Zeno danno pei primi la spinta alle lunghe ed avventurose navigazioni nei mari nordici. Nel 1431 un altro italiano, messer Pietro Quirini salpa da Candia, esce dal Mediterraneo, una furiosa burrasca assale il suo vascello presso il capo Finisterre e gli spezza il timone.

Col suo equipaggio si rifugia in due scialuppe, naviga per trentotto giorni verso il settentrione e con quarantacinque compagni sbarca in una terra ignota, situata, sembra, presso il 67° di latitudine.

Una delle due scialuppe viene inghiottita dalle onde, ma egli riesce a toccare la Norvegia e dopo lungo e periglioso viaggio ritorna a Venezia nel 1432.

Nel 1491, un altro veneziano, trasferitosi in Inghilterra, Sebastiano Caboto, intraprende numerosi viaggi nei mari settentrionali, ed il 24 giugno del 1494, mentre Cristoforo Colombo approdava in America, scopriva la Tierra de los Baccalaos, o meglio Terra Nuova, dando un nuovo impulso ai viaggi avventurosi.

Ed ecco che dietro a questi quattro italiani, corrono numerosi altri, inoltrandosi audacemente nei mari polari. Risalgono verso il nord dall’America e dall’Europa, cercando indefessamente il passaggio del nord-ovest che doveva condurli dall’Atlantico al Pacifico, e quello del nord-est che doveva spingerli fino al Giappone senza fare l’immenso giro del capo di Buona Speranza e di tutte le terre