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Laurvik 7

Giuseppe, nei pressi del Capo Flora, a quanto sembra, poi andrà innanzi colle slitte e coi cani.

– Purchè il cholera non colga quegli animali! Tu sai, papà Nerike, che i cani polari vanno soggetti ad un’epidemia terribile che in breve li distrugge.

– Ed allora il principe andrà innanzi a piedi, a piccole tappe. Non è uomo di arrestarsi, ve lo dico io, e così lo ha detto pure il nostro Nansen. –

In quell’istante un marinaio che veniva dall’interno della città, fendette impetuosamente la folla accalcata sulla gettata, gridando:

– Largo!... Largo!... Ho fretta!... –

Udendo quella voce, mastro Nerike si era vivamente voltato. L’uomo che fendeva la folla era un giovanotto di vent’anni, solidamente piantato, con braccia muscolose, spalle ampie, un vero tipo di marinaio nordico.

– Andresen!... – esclamò il mastro. – Quali nuove rechi adunque?

– Si parte, papà Nerike, – rispose il primo nostromo della Stella Polare.

– Andate a Christiania?

– Sì, ad imbarcare le rimanenti provviste.

– E salperete?...

– Il 12, se tutto andrà bene.

– Desideriamo rivedervi a Laurvik prima che abbandoniate definitivamente le acque dello Skager-Rak. Dirai a S. A. R. che noi vogliamo alzare tre urrà in suo onore.

– Saremo qui il 19.

– Addio Andresen! – esclamò papà Nerike con una certa commozione. – Vuoteremo un’altra bottiglia assieme. Non si sa mai se si può tornare vivi dai ghiacci del polo.

– Torneremo, mastro Nerike, – disse il nostromo con un sorriso. – Tutti abbiamo piena confidenza nel Duca.

Amici, arrivederci presto!... –

Strinse rapidamente la mano ai più vicini, e salì lestamente a bordo.

La Stella Polare aveva allora ultimato il suo carico, e l’equipaggio stava ritirando i cavi che erano stati gettati a terra. Il pi-