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Nel mare Bianco 131

imperatori russi aveva mai avuto l’idea di farne una città commerciale, credendola di accesso troppo difficile per le navi provenienti dall’Europa. Un capitano inglese, Richard Chancellor, nel cercare un passaggio pel Nord-Est, onde facilitare le comunicazioni fra l’Inghilterra e la Cina, nel 1553 vi approda e, sorpreso della bella posizione, ne informa l’imperatore russo Ivan IV, facendogli comprendere l’utilità immensa che la Russia avrebbe potuto ricavare da quel porto.

Stipulato un trattato di commercio con la Russia, torna in patria per formare una compagnia pei traffichi del mar Bianco. La città, per ordine di Ivan, sorge quasi d’incanto. Si scava un comodo porto, capace di ricevere centinaia di navi e intorno all’antico castello si innalzano caserme, chiese, fabbriche, e si fondano vasti cantieri per la marina militare e mercantile.

Le speranze di Richard Chancellor si realizzarono con rapidità prodigiosa. La prosperità di Arcangelo fu davvero sorprendente, tanto anzi da far ingelosire Pietro il Grande, il quale mirava invece a concentrare tutto il commercio in Pietroburgo, città da lui fondata.

Con un ukase priva la città dei suoi privilegi e delle sue franchigie, dandole un colpo così fiero da farle perdere buona parte della sua prosperità, ma Caterina II nel 1762 restituisce ad Arcangelo i suoi diritti, dando un potente impulso ai commerci del mar Bianco.

Da quell’epoca Arcangelo non ha cessato dal prosperare, ed oggi si conta fra le città più ricche dell’impero russo.

Già numerose scialuppe eransi staccate dalla riva per mettersi a disposizione dell’equipaggio. Le autorità s’erano recate a bordo a presentare i saluti del governo russo, capitanate dal nostro ambasciatore a Pietroburgo, il generale Morra di Lavriano, dal colonnello Natali, addetto militare all’ambasciata, da un segretario della Legazione e dal conte Oldofredi, gentiluomo di Corte, incaricato di portare al Duca l’ultimo saluto dei sovrani d’Italia.

S. A. R. terminato il ricevimento, si era subito affrettato a recarsi a terra per contraccambiare la visita alle autorità e anche per osservare il carico che aveva già ordinato si tenesse pronto per l’imbarco. Lo accompagnavano il suo stato maggiore, il Cagni, Querini ed il dottor Cavalli.