Pagina:Salgari - La Stella Polare.djvu/131


Le coste della Lapponia 123


– Ed alla Terra di Francesco Giuseppe troveremo i grandi banchi?

– È probabile, signor Stökken. Sapremo però evitarli. Andiamo ad avvertire S. A. R. della vicinanza dei ghiacci. —


Capitolo XII

Nel mare Bianco


L’indomani, al 68° di latitudine, all’entrata del mar Bianco, la Stella Polare faceva il suo primo incontro coi ghiacci.

Non si trattava nè di ice-bergs, ossia di montagne di ghiaccio, nè di ice-fields, ossia di grandi banchi, bensì di lastroni di forma per lo più allungata, chiamati dai naviganti artici palks, o di forma quasi circolare, streams.

Non mancavano però anche gli hummoks, ossia piccole montagnole di ghiaccio, d’una resistenza poco considerevole.

L’effetto che producevano quei ghiacci natanti sull’azzurro-cupa superficie del mare, era splendido, anche in causa delle tinte svariate che avevano, effetto per lo più dovuto al rinfrangersi dei raggi solari.

Mentre gli streams ed i palks apparivano bianchissimi, eccettuato nei luoghi dove presentavano delle spaccature, con dei riflessi che talvolta sembravano provenienti da una pezza di raso, gli hummoks, essendo più elevati, avevano tinte più splendide e più svariate. Alcuni, esposti all’ombra, avevano dei colori violetti d’una dolcezza infinita, con striature d’un verde così splendido che si sarebbe detto prodotto da smeraldi; altri invece, percossi obliquamente dai raggi solari, fiammeggiavano come se fossero immensi rubini, oppure davano l’illusione di massi di metallo incandescenti.

Frammenti d’ogni specie navigavano fra i banchi e le piccole montagnole, occupando una distesa immensa. Sospinti dalle larghe ondate che provenivano dalle coste siberiane, si radunavano, si staccavano formando strani disegni, poi tornavano a disperdersi, mentre gli streams ed i palks s’urtavano con un certo fragore, aumentando, di minuto in minuto, il numero di quei ghiacciuoli.