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94 Capitolo nono


È una cittadina d’aspetto piacevole, che sorge fra boschi di betulle e di pini, e che passa per una delle più commerciali della Norvegia settentrionale.

Si può chiamarla la città dell’olio e del pesce, poichè i tre quarti dei suoi abitanti non esercitano altra industria; gli uni pescano, gli altri salano o seccano od estraggono olio di fegato di merluzzo.

Quantunque sia città di pescatori, ha però un museo di etnografia, d’ittiologia, ornitologia e zoologia molto interessante.

La Stella Polare non doveva fermarsi che pochissimo tempo. S. A. R. il duca aveva troppa fretta di giungere nell’oceano Artico per perdere tempo in quella cittadina che nulla d’interessante poteva offrire ai membri della spedizione.

Cambiato pilota, l’indomani, 22 giugno, la nave riprendeva la corsa entro il Grot-Sund, passando dinanzi a Ringvatsö ed a Renö, due isole che fanno, assieme a Vandö, argine all’irrompere delle ondate dell’oceano Artico.

La corsa attraverso quelle isole fu rapida e anche felicissima, essendosi trovato il mare tranquillo, però al di là di Arnö, oltre il Fuglo-fund, la Stella Polare, non più riparata dalle isole e dalle scogliere, dovette far fronte alle larghe ondate dell’oceano Antartico, le quali irrompevano con violenza contro le coste settentrionali della piccola Fuglë, una delle più avanzate delle Lofoten.

Il mare era deserto, però in aria volteggiavano stormi d’uccelli marini, i quali venivano a salutare la nave con alte grida, soffermandosi talvolta sui pennoni di pappafico e di contropappafico.

Per lo più erano gabbiani, urie, gazze marine e strolaghe, però anche qualche albatros si vedeva volteggiare sopra le onde. Questi volatili sono grossissimi, i più grandi degli uccelli di mare, di forme tozze, pesanti, con le penne bianche sul petto e sulle ali, e nere sul dorso, ed un becco robusto e lungo, capace di spaccare il cranio ad un uomo.

Le loro ali misurano talvolta, prese insieme, perfino cinque metri, sicchè il volo di quegli uccelli è potente.

Per delle giornate intere possono seguire le navi che si spingono al largo, e senza vederli, almeno di giorno, mai riposare.

Però quantunque siano così grossi e bene armati, sono incredibilmente paurosi. Sovente bastano i gabbiani a metterli in fuga.