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56 | E. SALGARI |
noi, — disse un altro. — Canarios!... Vino da otto dollari!... Il negro ha scoperto un placer.
— Che noi sfrutteremo, vecchia pelle nera!... — urlò un terzo. — Tu sei un egoista, e se non canti, ti romperemo quel brutto muso da scimmia.
— Basta, canaglie!... — gridò il Re dei Granchi, furiosamente. — A te!... Così imparerai a rispettare i negri!...
Con uno scatto improvviso, si era gettato sull’uomo che lo aveva chiamato vecchia pelle nera e con un pugno formidabile lo aveva atterrato, fracassandogli la mascella destra.
Vedendolo cadere, i suoi compagni avevano estratti risolutamente i loro machetti, mentre da tutte le parti della sala accorrevano vaqueros, leperos e minatori, certo poco disposti ad aiutare i cinque negri, i quali dal canto loro avevano impugnate le rivoltelle, che tenevano nascoste sotto la fascia.
Josè Mirim, con un colpo secco, aveva aperta una smisurata navaja, che pareva una spada, e si era gettato dinanzi agli ubriachi, gridando con voce tonante:
— Chi vuol provare la punta del mio coltello, s’avanzi pure. Poi, volgendosi verso il Re dei Granchi che pareva si preparasse a far fuoco, aggiunse:
— Lasciate fare a me, señor. Non compromettetevi o tutto finirà male.
— Non ho paura, — rispose Simone. — Sono capace di difendermi.
— In questo momento, no.
I bevitori, vedendo Josè Mirim piegare in quattro il suo serapè infioccato, dai colori smaglianti, avvolgerselo intorno al braccio sinistro, e prendere poi la guardia degli schermidori di professione, si erano arrestati.
Certo quel giovane doveva essere conosciuto per un vero e terribile diestro (valente).
— Avanti chi l’osa, — ripetè il messicano, allargando le gambe per rendere più facili le evoluzioni e allungando il pollice sulla parte più larga della navaja, mentre fissava la mano sinistra cotro la cintura. — È una vera lama d’Albacete la mia, fatta da un maestro herreria (coltellinaio di credito) famosissimo.
Un profondo silenzio aveva accolto quella sfida. Anche i compagni del caduto non avevano fiatato ed erano rimasti titubanti, quantunque avessero ancora i machetti in mano.
Ad un tratto una voce echeggiò in fondo alla sala.
— E che? Dovremo avere sempre paura di costui? È ora di finirla con quel compadre!
— A chi compadre?... — gridò il vaquero.