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54 | E. SALGARI |
— Un vaquero, di professione, un salteador all’occasione, — rispose il messicano.
— Siete franco. Se io vi denunciassi?
— Qui nessuno oserebbe prendermi, e poi non vi lascerei il tempo di farlo.
— Voi siete l’uomo che mi occorre, — disse il Re dei Granchi, — ed è una vera fortuna avervi trovato. Volete guadagnare e dividere coi vostri compagni, giacchè suppongo ne abbiate, cinquemila dollari?
Il messicano aveva sussultato, facendo tintinnare gli enormi speroni dei lunghi stivali di cuoio giallo.
— Caramba!... — esclamò. — Cinquemila dollari!... Scherzate, señor.
— Parlo seriamente, — disse l’africano.
— Beviamo.
— Sia pure, tanto più che questo vino è eccellente, per quanto un po’ caro.
Il vaquero vuotò in tre colpi un paio di tazze, accese un grosso sigaro, appoggiò i gomiti sul tavolo, e guardando fisso il negro, disse:
— Spiegatevi.
— Quanti uomini avete?
— Dieci se bastano, cinquanta e anche più, se li desiderate.
— Banditi?
— Vaqueros al pari di me, mai voi dovreste sapere che noi...
— All’occasione diventate anche salteadores, — disse Simone.
— È così, señor.
— Una diecina di uomini mi possono bastare, purchè siano tutti montati e abbiano in riserva cinque cavalli per me e per i miei uomini.
— Ci saranno. Che cosa dobbiamo fare?
— Arrestare semplicemente il treno che partirà domani mattina da qui per Barston.
— Diavolo!... — esclamò il messicano. — Una faccenda un po’ seria, señor.
— Vi offro cinquemila dollari.
— Dove desiderate fermarlo?
— Alla prima stazione.
— A Rogers, allora. Là non vi sono nè guardie, nè truppe e non sarà difficile. Il treno non ha che quattro carrozzoni e non devono esserci molti viaggiatori. Quello che mi spaventa è il domani.
— Spiegatevi meglio, — disse l’africano.
— Se mi riconoscessero, non potrei più tornare qui.
— Mi hanno detto che il vaquero non ha patria.