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LA SOVRANA DEL CAMPO D'ORO | 43 |
per loro, una di quelle splendide vetture lunghe nove metri, con tappeti, specchi, divani da tramutarsi in letti, galleria esterna e paraventi.
Comodamente seduti dinanzi agli ampi sportelli, dai quali la fresca brezza mattutina entrava liberamente, guardavano il paesaggio circostante, ognuno assorto nei suoi pensieri.
Il treno, composto solamente di sette carrozzoni, costeggiava velocemente la baia meridionale di S. Francisco, per raggiungere la stazione di S. Josè, da cui poi risale verso Lathrop, prima di prendere definitivamente la via del sud.
— Signor Harris, — disse Blunt, quando vide il treno allontanarsi a poco a poco dalla baia. — Credete che quel brutto negro mi verrà a scovare nel Gran Cañon?
— Deve cercarvi sulle navi in partenza per l’Australia, — rispose l’ingegnere, ridendo. — Avete avuta una gran bella idea dandogli da bere quella frottola.
— Ci andava di mezzo la pelle, signore. Quel furfante deve essere ancora selvaggio, come i suoi compatriotti dell’Africa equatoriale. Non credo che l’aria della California abbia calmati i suoi istinti di bestia feroce. E pensare che senza quello stratagemma sarebbe diventato vostro sposo, miss Annie.
— Quel mostro! — esclamò la giovane, facendo un gesto d’orrore. — Avrei preferito uccidermi dopo i sei mesi di libertà che mi spettavano.
— Avete fatto bene a venire con noi, Blunt, — disse Harris. — Non sareste stato sicuro rimanendo in S. Francisco, e forse nemmeno in California.
— Sarei partito egualmente, ingegnere. Restare laggiù con centomila lire in tasca, mentre vi sono ancora dei bisonti da uccidere e degl’indiani da vedere!...
— Adagio, con gl’indiani, amico. Non sono ancora tutti sottomessi, e quelli che noi andiamo a trovare godono la fama di essere i più feroci di tutto il continente americano settentrionale.
Apaches e Navajoes!... Sono vere bestie feroci che hanno ancora la brutta abitudine di scotennare i visi pallidi, quando dissotterrano l’ascia di guerra.
— Non sono tranquilli, ora?
— Uhm!... Non si sa mai quando lo siano. Basta un nonnulla per scatenarli, e pretesti ne trovano sempre per sconfinare dalle loro riserve e dare addosso agli uomini bianchi.
C’è anzi laggiù un capo Apache che si chiama Victoria, il quale ogni due mesi, per un motivo o per l’altro si mette sul sentiero di guerra e porta la rovina in ogni luogo. E’ un gran diavolo rosso che gode fama di essere invincibile, ed è particolarmente temuto dai minatori del Gran Cañon del Colorado.