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32 | E. SALGARI |
Harris era balzato a terra, in preda ad una vivissima emozione che invano cercava di dominare. Quel giovane, che aveva forse affrontati gl’indiani ferocissimi del Colorado, che aveva sfidati i pericoli delle miniere argentifere, che aveva forse combattuto coi grossi animali delle praterie del Far-West, in quel momento era diventato così pallido come fosse lì lì per svenire.
Era appena salito sulla piattaforma del carrozzone, adorna di vasi di porcellana, quando la porta si aprì ed un vecchia negra comparve, dicendo:
— Siete il vincitore dell’asta?
— Sì... e miss Clayfert? — balbettò Harris.
— Entrate, signore, vi attende nel salotto.
L’ingegnere attraversò un piccolo gabinetto, colle pareti coperte di stoffa oscura, e dopo aver chiesto permesso, entrò in un minuscolo salottino, grazioso come un nido, circondato da divanetti di seta rossa, con fitto tappeto in terra e tende di guipure finissimo alle finestre.
Miss Annie era là, seduta su un divano, più bella che mai, quantunque un po’ pallida, vestita ancora da amazzone.
Vedendo Harris, s’alzò e gli disse con un sorriso adorabile:
— Siate il benvenuto... mio fidanzato e futuro sposo. Io appartengo a voi: siete quindi come in casa vostra.
— Non dite queste parole, miss, — rispose l’ingegnere, mentre arrossiva come una fanciulla, e faceva uno sforzo sovrumano per mantenersi calmo. — Vi ho conquistata per impedirvi di cadere fra le mani di quel negro, e se non avessi la speranza di riuscirvi gradito, almeno un giorno, vi giuro, miss Annie, che mai rimpiangerei il denaro perduto e che vi restituirei, quantunque con immenso dolore, la vostra libertà.
La fanciulla lo guardò per qualche istante in silenzio, fissandolo negli occhi, poi disse:
— Mi amate... lo... so... signor Harris. Era un mese che mi seguivate dovunque.
— Io sì, ma voi?...
Annie scosse la sua testolina bionda, sorridendo maliziosamente, poi mettendogli un dito sulle labbra, disse:
— Tacete su questo argomento, mio signor marito, e parliamo invece d’altre cose.
Poi, diventando ad un tratto seria, gli chiese a bruciapelo:
— Che cosa si disse in città della vendita repentina del mio palazzo, del mio yacht, delle mie carrozze, dei miei cavalli, e del mio ritiro in questa borgata?
— Ma... ne ho sentite tante, miss, — rispose l’ingegnere, con aria imbarazzata.