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LA SOVRANA DEL CAMPO D'ORO 27

due negri. — L’asta non è ancora cominciata ed al momento opportuno lo sveglieremo.

— E vuotiamo un’altra bottiglia, — disse uno dei due cinesi.

— Sì, di ginepro, — rispose Blunt, sorridendo. — Il padrone del bar ne ha di quelle che si pagano due dollari l’una, ma che non si bevono nemmeno a Nuova York.

Quando la bottiglia giunse, i due cinesi dormivano al pari del Re dei Granchi ed i due negri facevano degli sforzi supremi per tenere aperti gli occhi.

— Eccoli smontati, — mormorò lo scrivano, stropicciandosi le mani.

Fece sturare il ginepro, quantunque ormai non vi fosse più alcun bevitore. Anche i due facchini avevano finito per addormentarsi.

Blunt chiamò il cameriere che lo aveva servito e mettendogli in mano due biglietti da dieci dollari, gli disse:

— Uno per le bottiglie, l’altro per te, purchè lasci dormire in pace questi ubriachi. D’altronde non ti daranno alcun fastidio.

— Non li disturberò, — rispose il garzone.

— Ed ora, — disse lo scrivano, — vedremo se quel furfante di Simone verrà a disputare miss Annie al signor Harris. Quando si sveglierà noi saremo a Cartown.

E si lanciò fuori del bar che era ormai vuoto, essendo già l’asta cominciata. Quando giunse nella sala del Club Femminile, dovette faticare non poco ad aprirsi il passo, tanta era la folla che si pigiava là dentro.

Si era appena inoltrato di qualche diecina di passi, quando udì il notaio gridare:

— Centomila dollari per la terza!...

Nessuno aveva risposto.

— La terza!... — ripetè il notaio. — L’asta è chiusa. Miss Annie appartiene al signor Harris.

Un urràh fragoroso rimbombò nella sala e durò qualche minuto, poi la folla si rovesciò attraverso le numerose porte che erano state spalancate.

Harry Blunt, col viso raggiante, si era precipitato verso il palco su cui aveva scorto l’ingegnere assieme al notaio.

— Signor Harris! — gridò. — Vittoria!... Vittoria!...

L’ingegnere, con un salto, era sceso giù dal palco, gettando le braccia al collo del bravo giovane.

— A voi devo la mia felicità! — esclamò con voce rotta.

— O meglio all’oppio, — rispose lo scrivano, ridendo.

— E mastro Simone?

— Dorme come un orso grigio, ma faremo bene ad andarcene alla lesta. Quel furfante è capace di farmi la pelle. E miss Annie?