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LA SOVRANA DEL CAMPO D'ORO 25


I due giovani cenarono insieme in un bar, poi verso l’una si separarono dandosi appuntamento per l’indomani al Club Femminile.

Mancava mezz’ora all’apertura della sala del Club, quando Harry Blunt comparve fra la folla che si stipava dinanzi al palazzo, in attesa che l’emozionante asta venisse dichiarata riaperta.

Il giovanotto era irriconoscibile. Aveva gettati i suoi vestiti logori e si pavoneggiava in un bel costume da marinaio, di grosso panno azzurro cupo, con tanto di fascia rossa che gli saliva fino a mezzo petto e si era piantato sul capo un berretto da mozzo con un mezzo fiocco nel centro, assai vistoso.

Calzava poi stivali da mare, come se dovesse da un momento all’altro imbarcarsi su una delle tante navi che ingombravano la baia e teneva fra le labbra un grosso sigaro cubano che fumava con visibile soddisfazione.

Era seguito da due negri, vestiti anch’essi decentemente, e che dall’aspetto sembravano due facchini del porto in abiti da festa, che fumavano anch’essi dei Cuba.

Il giovanotto, dopo essere sgusciato fra la folla, si era fermato dinanzi ad una taverna di bell’aspetto, che rigurgitava di bevitori, in attesa forse che si aprisse il salone del Club Femminile.

Si trovava colà da cinque o sei minuti, quando uno dei due negri gli disse:

— Eccolo, massa.

Lo scrivano si era voltato vivamente. Sull’angolo della via era comparso mastro Simone, il Re dei Granchi, nel suo bizzarro costume di celestiale, seguìto da due cinesi, certo suoi sudditi.

Un sorriso di compiacenza era comparso sulle labbra del bravo giovane. Sprofondò le mani nelle tasche e mosse verso il Re dei Granchi, dicendogli con aria d’uomo annoiato:

— Giungete per tempo, mastro Simone. Ne avremo per un’ora ancora.

— Ah! Siete voi! — esclamò il negro che l’aveva subito riconosciuto. — Come sta il vostro amico? E’ sempre risoluto a lottare con me?

— Mi pare che abbia rinunciato alla sua idea, dopo che gli avete mostrato il tesoro della Regina dei Granchi. Io ho cercato di persuaderlo che sarebbe stato inutile ostinarsi, non avendo ricchezze tali da competere colle vostre. Il fatto è che non l’ho ancora veduto giungere, quantunque mi avesse pregato di aspettarlo in questo bar e di condurvi anche voi.

— Che cosa vuole da me? — chiese il negro, un po’ sorpreso.

— Io credo voglia farvi qualche proposta.

— Poteva farmela ieri sera.

— Era troppo irritato.