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Harris, che aveva vibrato quel colpo fortunato, non aveva potuto frenare un grido.
— La via è aperta!
Poi aggiunse subito:
— Badate! Vi è del grisou anche qui! Non aprite le lampade!
Fra i massi di carbone, rovesciati da quell’ultimo colpo di rotaia, si udiva ad intervalli un leggiero crepitìo. Era il pericolosissimo gaz detonante che si sprigionava, sfuggendo attraverso le fenditure della miniera.
— Avanti! — aveva gridato Clayfert. — La libertà sta dinanzi a noi!
Tutti e tre si erano slanciati attraverso alla galleria, certi di giungere ben presto ad un pozzo che permettesse loro di raggiungere lo sbocco di levante.
Avevano già percorsi duecento metri ed erano sbucati in una seconda caverna assai più vasta dell’altra, e completamente ingombra di ammassi di carbone, quando udirono in lontananza una sorda detonazione che si propagò rapidamente sotto quelle volte tenebrose.
Harris aveva mandato un grido:
— Che cosa è scoppiato?
Si era vivamente voltato.
Una luce intensa avvampava in fondo alla galleria che avevano allora lasciata. Pareva che un torrente di fuoco avesse invasa la miniera.
— Il grisou! — urlò. — A terra!
Con una spinta improvvisa gettò Blunt ed il vecchio dietro un alto cumulo di carbone, gridando:
— Copritevi gli occhi!
Una tromba di fuoco irruppe nella caverna, atterrando e disperdendo, con impeto formidabile, gli ammassi di carbone, e schiantando le armature delle volte, poi si dileguò con rombo assordante attraverso i pozzi, che mettevano nella parte superiore della miniera.
CAPITOLO XXXIII
Buck alla riscossa
Buck Taylor, sfuggito ai colpi di fucile dei negri e dei vaqueros grazie alla velocità del suo cavallo, nel momento in cui il Re dei Granchi s’impadroniva dell’ingegnere e dello scrivano, non si era molto allontanato dallo sbocco del piccolo Cañon.
Lasciò che il mustano galoppasse un quarto d’ora, poi, quando, si trovò in mezzo ad un ammasso di rocce, ritenendosi ormai sicuro,