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Si distese sulla coperta a fianco di Josè, e non tardò a russare placidamente.
Gli usignuoli di Virginia cominciavano appena a lanciare nello spazio le loro note dolcissime, e già i negri ed i vaqueros erano in sella. Blunt e Harris non erano stati legati nel. modo barbaro del giorno innanzi, perchè non corressero il pericolo di rimanere affogati nella traversata del Colorado. Cavalcavano liberamente, con le sole braccia legate dietro al dorso, guidati da due vaqueros che tenevano per le briglie i cavalli.
Il salteador, che si era messo alla testa, guidò la banda ad un guado dove l’acqua era profonda non più di un metro e mezzo; la corrente, poichè il fiume era in quel punto larghissimo e non aveva pendenza, era debolissima.
Risalita la riva opposta si trovarono fra terreni aridi, dove a stento cresceva qualche cactus, fra enormi massi caduti forse dai margini dell’immenso abisso.
Quantunque il sole non fosse ancora sorto, regnava su quelle terre un calore intenso. Pareva che dalle fenditure del suolo uscissero vampate terribili. Quella zona deserta, fortunatamente, non aveva che una estensione limitatissima, e ben presto i cavalieri raggiunsero un bosco di pini giganteschi, sotto cui regnava una oscurità profonda.
— Siamo lontani dalla miniera? — chiese il Re dei Granchi, che cavalcava a fianco del salteador.
— No, signore. Fra un paio d’ore vi giungeremo.
— E perchè hai impiegato tanto tempo, tu?
— Ho dovuto cercarla, signore, ed è stata una vera fortuna che io l’abbia trovata.
— Hai veduto indiani da queste parti?
— Nessuno, anzi ho saputo dagli uomini di Will Roock che in questo momento le orde dei Navajoes e degli Apaches stanno scorazzando il Marble Cañon.
— Non dobbiamo quindi temere il loro incontro?
— No, per ora.
Attraversata la foresta, che era vastissima, trovarono un’altra zona arida, tutta spaccatura e burroni: qua e là si ergevano rupi isolate, nere come se fossero composte di carbon fossile.
Pochi minuti prima del mezzodì, giungevano in fondo ad una forra, dai margini tagliati quasi a picco, ingombra di sterpi e di macchioni di cactus spinosi.
All’estremità si scorgevano alcune tettoie in rovina ed un pezzo di camino che si levava fra un cumulo immenso di macerie.
— La miniera, — disse il salteador.
Nel medesimo istante una voce rauca gridò, con tono minaccioso:
— Chi vive? Rispondete o faccio fuoco!