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— Quest’uomo ragiona come un selvaggio, signor Harris, — disse Blunt. — Vediamo fin dove giungerà.
— Lo saprete più tardi.
— Ah! Già, mi scordavo che aveva giurato di scorticarmi. Una vera vendetta d’antropofago.
— Mastro Blunt! — gridò il Re dei Gracchi, lanciandogli una occhiata torva. — Comincerò col tagliarvi la lingua, innanzi tutto, se non la finite.
— Non è ancora lo scorticamento.
— Basta!
— Tacete, Blunt, — disse Harris. — Spiegatevi, signor Re dei Granchi. Che cosa volete da noi?
— Sapere dove gli Apaches hanno condotta miss Clayfert.
— Vi preme sempre? — chiese l’ingegnere, ironicamente.
— Ho giurato che quella fanciulla diverrà la Regina dei Granchi, e non indietreggerò dinanzi a nessun ostacolo, pur di riuscirvi.
— Vatti a cercare una negra o meglio ancora una scimmia, — disse Blunt.
Simone non rilevò la frase.
— Mi capite, signor Harris, — continuò, =— quella fanciulla mi ha bruciato il cuore e bisogna che diventi mia.
— Ed io?
— Voi? Eh? Ve ne sono ben altre fanciulle bianche a San Francisco.
— E anche delle brutte negre degne di te, — disse Blunt.
Mastro Simone alzò la destra in atto di minaccia, mostrando il suo pugno enorme.
— Mia! — ripetè digrignando i denti. — Mia, dovessi stritolarvi tutti!
— Andatevela a prendere dunque fra gli Apaches, — disse l’ingegnere.
— E noi poi ve la riprenderemo, — aggiunse l’incorreggibile scrivano.
— Ditemi dov’è, intanto. Dovreste anche voi preferire che si trovasse in mia mano piuttosto che fra quei feroci guerrieri, i quali potrebbero farle subire la tortura del palo.
— Si trova nel Gran Cañon, — disse Blunt.
— Anche i sassi lo sanno, — rispose Simone. — Il Gran Cañon è immenso.
— Non sappiamo nemmeno noi il luogo esatto in cui si trovano gli Apaches, — disse Harris. — Noi siamo fuggiti prima di giungere al loro atepetl.
— Mentite! — gridò il Re dei Granchi.