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22 E. SALGARI


— No, — disse lo scrivano, rispondendo anche pel giovane ingegnere, che era sempre muto e pensieroso.

L’abitazione del Re dei Granchi non era una informe bicocca, come quelle dei poveri pescatori. Era invece una elegante casetta a due piani, di puro stile cinese, con doppi tetti a punte arcuate e sormontata da una torricella di legno, colle grondaie adorne di campanellini.

Introdusse i due californiani in un salotto a pianterreno, col pavimento lucido, ammobiliato semplicemente, ma nello stesso tempo elegantemente, con leggeri tavolini laccati pieni di mostriciattoli di bronzo e d’avorio e di bottigliette di cristallo di forme strane ed a vari colori, con sedie di bambù e paraventi ricamati in madreperla.

— Signor Harris, — disse volgendosi verso l’ingegnere, mentre empiva alcuni bicchieri d’un liquore colore dell’ambra, — volete che parliamo dell’asta?

L’ingegnere si passò una mano sulla fronte e si guardò intorno, come se fosse stupito di trovarsi in quel luogo. Pareva che si fosse svegliato in quel momento da un lungo sogno.

— Di miss Annie? — chiese con voce alterata.

— Sì, signor Harris. Sapete perchè vi ho pregato di venire qui?

— Non lo so.

— Per persuadervi dell’inutilità dei vostri sforzi e convincervi che poi perderete la battaglia.

— Che cosa ne sapete voi?

Il negro s’accostò ad una parete e mostrò un enorme cofano di legno cerchiato in ferro, coperto di caratteri cinesi.

— Qui dentro, — disse, — vi è l’eredità lasciatami da Kami, la vedova Regina dei Granchi, che io ho sposata e che è morta sei mesi or sono. Guardate un po’, signor Harris, se voi possedete tanto da potervi misurare con me all’asta di domani.

Si levò dalla fascia una chiave minuscola, aprì il cofano e, staccando la lampada che stava su un tavolino, mostrò ai due giovani una massa d’oro, in verghe, d’un valore certo enorme.

— Vi sono qui dei milioni, — disse il negro. — Ne possedete tanti, signor Harris? O vi date per vinto?

L’ingegnere alzò sul rivale, uno sguardo cupo, poi fece un gesto come per estrarre dalla tasca qualche cosa, ma lo scrivano, che lo sorvegliava fu pronto ad afferrargli il pugno stringendolo con suprema energia.

Il negro, che essendosi in quel momento voltato per riattizzare la lampada, non si era avveduto di quella mossa, riprese:

— Signor Harris, volete che facciamo un patto? Voi solo siete l’unico rivale pericoloso, perchè nessuno aggiungerà un centesimo ai centomila dollari che avete offerti per avere miss Clayfert. Rinunciate all’asta, ritiratevi ed io vi offrirò metà delle ricchezze lasciatemi