Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
del torrente soffocava il lieve rumore, prodotto dalle loro scarpe sul suolo roccioso.
S’avanzavano però cautamente: temevano non solo d’incontrare gl’indiani, ma anche d’essere assaliti dagli animali notturni.
Avevano scorto, presso un cespuglio foltissimo, due occhi giallastri brillare come minuscoli fanaletti, ed avevano udito più volte i rami spezzarsi a non grande distanza.
Avevano percorso mezzo chilometro, quando udirono dietro di loro un urlo rauco, che li fece fermare di botto.
— Abbiamo una bestia alle spalle! — esclamò lo scrivano, impugnando a due mani il randello, e mettendosi sulla difensiva.
L’ingegnere gli fece cenno di tacere e si mise in ascolto.
Il medesimo urlo si fece udire dopo un po’, verso il margine della foresta, più rauco e più prolungato.
— E’ un carcajù — disse Harris.
— Non sarà una tigre, — disse Blunt.
— E’ un ammalacelo dal pelame bruno e fitto, che si tiene in agguato fra i rami degli alberi, e piomba sul dorso dei daini, troncando loro la vena jugulare per berne il sangue. Non è temibile.
— E questo rumore, signor mio? To’! Si direbbe che agitano dei piccoli sonagli.
— E’ un crotalo orrido in cerca di preda. Guardatevi da lui, Blunt; il suo morso è mortale.
— Un serpente a sonagli forse?
— Sì, ed in questo abisso sono numerosi al pari dei serpenti neri o «constrictor».
— Se...
Lo scrivano non potè finire. Una massa pesante, caduta dall’alto, gli era piombata improvvisamente sulle spalle, ed il povero giovane era caduto a terra, battendo il naso sulle rocce del Cañon.
Harris, senza perdersi d’animo, a sua volta era piombato su quel misterioso e audacissimo nemico, menandogli sul groppone tre o quattro randellate così poderose, da obbligarlo a lasciare subito la preda.
— In piedi, Blunt! — gridò nel medesimo tempo. — Aiutatemi!
Il giovanotto, il quale nell’improvvisa caduta non aveva riportato che alcune contusioni alla faccia, si era prontamente alzata stringendo il bastone. A cinque passi, presso l’orlo del burrone, stava il nemico che aveva tentato di ucciderlo a tradimento.
Era un bell’animale, più grosso di un cane di Terranova, di forme eleganti, con la testa quasi rotonda ed il pelame fitto e corto. Pareva sorpreso di non essere riuscito nel suo colpo, e guardava con