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qui. I tuoi guerrieri stanno bevendo l’acqua del diavolo, e possono lasciarsi trasportare a qualche atto temerario.
Il sakem fece un cenno alla sua scorta, dicendo:
— Riconducete i prigionieri nel tempio, e che dieci guerrieri veglino dinanzi alla porta.
— Grazie, sakem, — rispose Harris.
Victoria si volse da un’altra parte, senza degnarsi di rispondere.
La scorta circondò i tre prigionieri, fece attraversare loro la piazza, quasi a passo di corsa, poi li introdusse nell’immensa piramide, che era tuttora illuminata dà un fioco lumicino.
— Non perdiamo tempo, — disse Blunt, quando furono soli. — Se non riusciamo a fuggire prima dell’alba, dubito assai che possiamo rivedere il tramonto di domani.
— Pensate sempre a quel torrente? — chiese Harris.
— Sì.
— Dovremo slegarci, prima.
— I miei denti sono acuti come quelli di un lupo. Miss Annie, voltatevi e accostate i vostri polsi alla mia bocca. L’affare non sarà lungo, ve l’assicuro.
La giovane fu pronta a obbedire.
Lo scrivano che ci vedeva abbastanza, quantunque la fiammella fosse debolissima, si mise a rodere febbrilmente le corregge che stringevano i polsi della fanciulla. Doveva avere una dentatura degna di un giaguaro, perchè bastarono pochi minuti per far cadere i legami.
— Potrete slegare ora i nostri? — chiese Blunt.
— Lo spero, — rispose Annie.
— Il signor Harris prima, — disse il bravo giovane.
— No, voi Blunt, — rispose l’ingegnere.
— Non perdiamo tempo in vane gare di generosità, signori. A voi prima.
Annie si mise all’opera. Non era cosa facile slegare quelle coreggie, perchè gl’indiani fanno dei nodi molto complicati e diversi dai nostri, tuttavia, dopo un quarto d’ora di sforzi, che le spezzarono le unghie, riuscì finalmente a rendere liberi i suoi due compagni.
— Affrettiamoci, — disse Blunt, — ma prima assicuriamoci se corriamo pericolo di venire sorpresi.
Si diresse silenziosamente verso l’uscita, mentre Harris, salito sull’alto piedestallo della enorme statua, toglieva la lampada di pietra sospesa a tre metri dal suolo.