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calumet, la gran pipa della tribù, di terra cotta, con una canna lunga due metri ed un camino capace di contenere una libbra di tabacco.

— Si direbbe che questa è la tribù dei fumatori, disse Blunt che si sforzava di mostrarsi indifferente. — Che facciano fumare anche noi? Non mi rincrescerebbe ora che non ho più nemmeno un sigaro.

I tre prigionieri furono spinti in fondo alla sala e la scorta si mise ai loro fianchi, tenendo i tomahawks in pugno.

Victoria scambiò coi vegliardi qualche parola, poi si sedette al posto d’onore, su di una enorme testa di bisonte dalle corna smisurate.

Subito un giovane indiano, l’hachesto, ossia il portatore di pipa, si fece avanti portando una torcia d’ocote, accese il tabacco e porse la gigantesca canna a Victoria, il quale aspirò quattro boccate, gettando il fumo verso i punti cardinali e pronunciando il nome di Quazicoatl, il Grande Spirito delle tribù Apaches.

I dodici vecchi fumarono alla loro volta, con studiata lentezza, poi l’hachesto sparse al suolo il tabacco rimasto e ricollocò al suo posto la pipa.

Un indiano, il più anziano della tribù, che doveva essere stato un tempo un famoso guerriero, come indicavano le numerose cicatrici che gli sfregiavano il viso, le braccia ed il petto seminudo, e che portava appeso alla capigliatura un coltello, forse a ricordo di qualche glorioso fatto d’arme, si alzò, dicendo in un inglese abbastanza intelligibile: — Chi è il capo di quei visi pallidi?

— Sono io, — rispose Harris.

— Tu sei nostro nemico, è vero?

— No, perchè io non ho mai combattuto contro i guerrieri della tua tribù.

— Che cosa sei venuto a fare qui allora? Tu dovevi sapere che i guerrieri rossi erano in guerra coi lunghi coltelli dell’ovest.

— Io lo sapevo; ma credevo di non aver nulla da temere da parte vostra, poichè sono venuto qui come amico e non come nemico.

— Da quando il viso pallido è amico dell’uomo rosso? — chiese l’indiano con un sogghigno. — Io sono Dorso Duro e sono vecchio, vecchio assai, ma nella mia lunga esistenza non ho mai veduto un uomo pallido diventare l’amico d’un uomo rosso.

— Io in tal caso sarò il primo.

— Tu hai la lingua biforcuta, come il serpente a sonagli, e non sei leale. Tu dici questo perchè sei in nostro potere, e ti spaventa l’idea che la tua capigliatura finisca nel gran calli delle medicine o sullo scudo di un valente guerriero.

Che cosa hanno fatto per l’uomo rosso i visi pallidi, che da tanti anni si trovano a contatto con le nostre tribù? Sempre del male. Noi eravamo possessori legittimi del suolo, perchè il Grande Spirito l’a-