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cuni invece portavano ancora Parco, lo scudo di pelle di bisonte e una lunga lancia. Dovevano essere, quantunque così poco armati, i più valenti perchè avevano tutti numerose capigliature umane appese agli scudi e la cintura era adorna di code di lupo, insegna del valorosi.
La banda, dopo aver percorso cinque o seicento passi, sfilando sempre fra rocce tagliate a picco, si trovò dinanzi ad un secondo cañon che scendeva ripidissimo e permetteva di scorgere le alte montagne al di là dell’immenso abisso.
— Signor Harris, dove ci conducono? — gridò Blunt.
— Andiamo verso il Colorado, — rispose l’ingegnere.
— Precipiteremo tutti. Non vedete come scende il sentiero?
— Lasciatevi guidare dai vostri guardiani e non avrete nulla da temere.
L’Orso Valente era sceso ed aveva preso il mustano montato da Annie per le briglie, dicendo ruvidamente:
— Non muoverti, viso pallido.
La discesa diventava terribile: era così ripida che i cavalli penavano a mantenersi ritti, costringendo i cavalieri a tenersi piegati all’indietro. Per di più il fondo di quel cañon era ingombro di massi ed interrotto da crepacci, in fondo ai quali si udivano scrosciare i torrenti.
A destra ed a sinistra s’alzavano due pareti gigantesche, le cui cime pareva quasi si toccassero, che impedivano ai raggi del sole di giungere in fondo alla gola.
Quelle rocce avevano strane tinte rosee, aranciate e scarlatte, che, giù nel fondo, andavano digradando nel violetto del granito. Le rocce che formano quell’abisso meraviglioso sono a strati, sovrapposti gli uni agli altri come i fogli d’un libro. Si direbbero le pagine in cui sta scritta la storia della terra in caratteri indelebili.
Le rocce, specialmente quelle della parte più profonda del baratro, sono di formazione così remota, che esistevano probabilmente prima ancora che il sole brillasse attraverso la notte dei tempi e prima che la luna e le stelle facessero piovere la loro luce attraverso le nubi.
Le arenarie rosse, che coprono la vallata immensa, furono disgregate ad opera delle piogge, e portate da esse nei mari popolati dai pesci. Nelle foreste che un tempo la ricoprivano, crescevano palme e felci e fiorivano le orchidee multicolori; nell’aria volavano i cervi volanti e gli uccelli dalle splendide piume.
In quelle epoche lontane, enormi rettili, più grossi delle balene, si aggiravano nelle selve, e altri mostri, lunghi settanta ed ottanta piedi, battaglieri e terribili, popolavano le paludi salmastre, più tardi scomparse.
Malgrado gli ostacoli, i massi, le pendenze ed i crepacci, i mu-