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156 E. SALGARI


Si trovarono in una sala, di forma perfettamente circolare, con la vòlta in forma di cupola, illuminata da una sola finestra.

Le pareti erano coperte di disegni e di iscrizioni: in mezzo, su di un piedistallo barocco, si elevava una statua d’argilla, con una testa molto grossa, le braccia abbandonate sul ventre rigonfio, e le gambe incrociate.

— Una divinità adorata dagli antichi indiani? — chiese Buffalo Bill volgendosi verso l’ingegnere che guardava la statua con viva curiosità.

— O una riproduzione del Budda asiatico? — disse invece Harris. — Che sia proprio vero che gl’indiani hanno avuto dei rapporti coi cinesi in tempi antichissimi? Ecco qui una prova che certi storici non si sono ingannati.

— Questa statua somiglia al dio venerato dagli asiatici! — esclamò Annie.

— Sì, — rispose Harris. — Questa statua somiglia perfettamente a quelle che io ho già vedute in Cina pochi anni or sono.

— Ingegnere, — disse Buffalo Bill, — anch’io ho udito raccontare che gli antichi indiani hanno avuto rapporti cogli antichi cinesi, ed ho raccolto anzi strane leggende fra varie tribù di Pelli Rosse.

— Davvero, colonnello?

— Sì, gl’indiani del Texas si sono tramandati di padre in figlio, attraverso secoli e secoli, il ricordo d’un uomo straordinario, la cui pelle aveva una tinta diversa dalla loro, che indossava una lunga veste ed un manto, che insegnò ai loro avi ad astenersi dal male ed a vivere secondo giustizia, sobriamente ed in pace con tutti, e dovette poi fuggire per sfuggire alle persecuzioni lasciando l’impronta d’uno dei suoi piedi su di una roccia.

Mi hanno anzi mostrata una statua antichissima, che chiamavano Wi-shi-pecocha, che rassomigliava assai a questa1.

— Nome che probabilmente non è che una corruzione di Hui-Shen-bikschi, che in lingua mongola significa monaco, — disse Harris.

— Voi dunque credete fermamente che i cinesi, molti secoli or sono, siano approdati sulle coste americane? — chiese Annie.

— Sì, e molti scienziati sono della mia opinione; e poi le prove non mancano. Se gl’indiani ricordano degli uomini dalla tinta diversa dalla loro, i cinesi rammentano pure e anzi conservano la narrazione d’un viaggio straordinario compiuto nel 499 dell’era nostra, da un monaco buddista nativo dell’Afganistan, che si chiamava Hui-Shen, il quale riportò anzi in Cina delle fibre vegetali tratte proba-

  1. Questa statua, che raffigura il Budda asiatico, si trova presso il villaggio di Magdalena.