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14 | E. SALGARI |
soffrisse atrocemente. Si era nuovamente appoggiato al muro e dalla sua fronte cadevano abbondanti stille di sudore.
Il negro invece conservava una impassibilità assoluta, come se fosse certo del trionfo.
— Ottantacinquemila, — disse finalmente il giovane.
— Novantamila, — ribattè il negro.
— Centomila!...
Mezzo milione di lire oro!... Erano dunque follemente innamorati di quella fanciulla i due uomini, per disputarsela con tanto accanimento e profondere somme così enormi?
Gli spettatori, raccolti, silenziosi, aspettavano con ansietà la fine di quello strano duello, facendo voti pel californiano.
Disgraziatamente pareva che quel bel giovane avesse esaurite tutte le sue risorse in quell’ultimo colpo, a giudicare dal pallore del suo viso e dalla profonda angoscia che trapelava dai suoi sguardi smarriti e dal suo accasciamento.
Il negro non aveva subito risposto. Pareva che fosse immerso in un calcolo difficile. Dalla sua calma però si comprendeva che stava preparandosi per una botta decisiva che doveva dargli nelle mani la Sovrana del Campo d’Oro.
Già stava per aprire la bocca, quando sul palco echeggiò un debole grido e si vide il notaio balzare verso Annie e prenderla fra le braccia.
La folla si era precipitata innanzi, travolgendo il negro, gridando e schiamazzando.
— Un dottore!... — disse il notaio.
Mentre due o tre uomini si facevano largo fra gli spettatori, due servi avevano presa delicatamente la fanciulla portandola via.
— Signori, — disse il notaio. — L’emozione ha causato uno svenimento a miss Annie. Sospendo per oggi l’asta, che verrà ripresa domani, alla medesima ora, tenendo ferma la somma a centomila dollari.
La folla, forse non troppo soddisfatta di quell’inaspettato malore, che la privava dell’emozionante lotta sul più bello, sgombrò lentamente. Ultimi a uscire erano stati il giovane bruno ed il vincitore della lotteria.
Il primo pareva preoccupatissimo e si era allontanato quasi a malincuore, col capo basso, percuotendo nervosamente i muri delle case colla punta del bastoncino.
L’altro lo seguiva, guardandolo con curiosità. Due o tre volte aveva affrettato il passo come se avesse voluto raggiungerlo o fermarlo, poi era rimasto sempre indietro, come se non si sentisse il coraggio d’avvicinare quel signore elegante.