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la sovrana del campo d’oro | 145 |
I poveri mustani facevano sforzi ammirabili per non cedere. Quantunque non avessero riposato che un paio d’ore, quegli impareggiabili animali resistevano tenacemente, conservando un galoppo allungato che faceva guadagnare ai viaggiatori miglia su miglia.
Forse, al pari del colonnello, sentivano ravvicinarsi di un uragano, e quindi affrettavano la corsa, certi che i loro padroni li avrebbero condotti in un rifugio. Di quando in quando mandavano dei nitriti soffocati e voltavano la testa verso i cow-boys.
Buffalo Bill, che era alla testa del drappello, guardava con inquietudine il cielo. Le stelle a poco a poco scomparivano sotto una densa nebbia, che invadeva tutta la volta celeste, e raffiche poderose rompevano bruscamente la calma che regnava su quelle immense pianure, piegando le alte graminacee.
Verso le due del mattino, nel momento in cui pareva che i cavalli stessero per cedere, Buffalo Bill mostrò ad Annie una linea scura che spiccava nettamente verso il nord.
— Il margine del Gran Cañon, — le disse. — Se i mustani resistono fin là, noi siamo al sicuro.
— Quanto dovremo percorrere ancora? — chiese la giovane.
— Qualche miglio.
Un lampo livido balenò in quel momento fra la nebbia che si era addensata, seguìto da un brontolio lontano, che si propagò lungamente nelle profondità del cielo.
— Ecco l’uragano, — disse il colonnello. — Non risparmiate le speronate.
Per dieci minuti ancora, i poveri animali, che respiravano affannosamente, si spinsero innanzi, poi s’arrestarono bruscamente, piegando la testa fino a terra. Dinanzi a loro si stendeva una zona alberata, dove crescevano aceri e grossi alberi del cotone.
— Il Gran Cañon, — disse il colonnello. — Non è che a cento passi da noi. Scendete e conducete i cavalli per le briglie.
CAPITOLO XX
Il «Gran Canon» del Colorado
Il Gran Cañon del Colorado è indubbiamente una delle più grandi meraviglie dell’America Settentrionale.
E’ un vero squarcio aperto nella crosta terrestre, ma uno squarcio che non ha l’eguale in tutto il mondo. Nemmeno le spaccature enormi che i viaggiatori moderni hanno osservate nelle profonde valli del Tibet, possono reggere al paragone. E’ un baratro così vasto che