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LA SOVRANA DEL CAMPO D'ORO 121

anche voi, miss, non scoraggiamoci. Ah!... Vi è quel negro di cui mi avete parlato, anche. Per quello non dobbiamo preoccuparci troppo. Con gl’indiani che battono la prateria, non potrà andare lontano e sarà per forza immobilizzato, assieme ai suoi vaqueros, in qualche borgata. Se le Pelli Rosse non risparmiano i bianchi, non dànno quartiere nemmeno ai negri.

Signori, giacchè gl’indiani non si fanno vivi, possiamo dormire qualche ora. I miei uomini vegliano su di noi e non si lasceranno sorprendere.

Annie, che era stanchissima, tornò nella corriera dove poteva dormire abbastanza comodamente, perchè tutti i sedili erano a sua disposizione; gli altri si sdraiarono fra le erbe, mentre i cavalli, liberati dal morso, si rimpinzavano di buffalo grass e di jasche.

Contro ogni previsione, nessuno turbò il loro sonno. Che gl’indiani si fossero allontanati e avessero rinunciato all’inseguimento, era improbabile. Forse aspettavano l’alba, per meglio conoscere le forze dei loro avversari.

Ed infatti il cielo cominciava a tingersi di riflessi rosei, quando nella prateria si udì una serie di modulazioni melanconiche che pareva uscissero da un flauto.

— L’ihkischota!... — esclamò Buffalo Bill, che era già in piedi, occupato ad insellare il suo cavallo.

— Che cos’è? — chiese Blunt, che si stiracchiava le membra.

— Il fischietto di guerra dei Navajoes, formato con una tibia umana, — rispose il colonnello. — Ero più che certo che i guerrieri rossi non ci avrebbero lasciati.

In quel momento giunsero, ad un ad uno, i cow-boys, i quali si tiravano dietro per le briglie le loro cavalcature.

— Che c’è di nuovo, Buck? — chiese Buffalo Bill, rivolgendosi ad un giovane bellissimo, di statura imponente, che portava i capelli lunghi e indossava un costume messicano.

— Vengono, — rispose il cow-boy.

— Molti?

— Non mi sembra che siano aumentati.

— Koltar, metti il morso ai cavalli e partiamo subito. Se non riescono ad arrestarci, questa sera potremo giungere al Gran Cañon. In alto i soldati.

— Non siamo che in quattro, colonnello, disse il capo della piccola scorta. — Uno è morto ieri, fulminato da una palla nel cranio ed un altro, che era stato ferito, è spirato due ore fa.

— Li avete sepolti?

— Sì, colonnello.

— Andiamo.

Blunt e Harris salirono a fianco di Koltar e la corriera lasciò il