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112 | E. SALGARI |
— Da chi? — domandò vivamente il colosso.
— Dai Navajoes, suppongo.
Koltar si alzò, voltandosi indietro, ed essendo più alto della piattaforma, vide infatti dietro alla corriera alcune ombre, che seguivano i cavalli ad una distanza di cento o cento cinquanta metri.
— Sono loro, — disse.
— Gl’indiani? — chiese Harris.
— Sì, signore, e galoppano sulle nostre tracce.
— Quanti sono?
— Mi pare che non siano più di quattro, per ora.
— Che sia l’avanguardia di una grossa banda?
— Il grosso l’avremo fra poco dinanzi.
— Apriamo il fuoco? — chiese Blunt.
— No, niente spari pel momento. Finchè non ci attaccano, lasciamoli galoppare a loro piacimento. Avremo tempo più tardi di sfogarci.
Raccolse bene le briglie, impugnò la lunga frusta e cominciò a farla fischiare sulle poderose groppe dei sei mustani, gridando:
— Avanti, miei trottatori! Facciamo correre quei vermi dalla pelle rossa!...
La diligenza correva, divorando lo spazio con rapidità fantastica. I soldati, sdraiatisi dietro ai bagagli per non offrire troppo bersaglio ai tiri degl’indiani, avevano preparate le carabine.
Anche Annie aveva sporta la sua attraverso lo sportello di destra ed aveva posate due rivoltelle presso quello di sinistra.
— Se ribaltiamo ci accopperemo tutti, — disse Blunt, che si aggrappava disperatamente al sedile per resistere alle scosse. — Aprite bene gli occhi, corriere.
— Li tengo in pugno i miei cavalli, non temete, — rispose il gigante, lanciando un rapido sguardo al di sopra dell’imperiale.
I quattro indiani che seguivano la corriera, dapprima erano rimasti indietro, poi i loro cavalli che dovevano essere pure buonissimi, a poco a poco avevano riguadagnato lo spazio perduto.
Si udivano di quando in quando le loro grida rauche. Eccitavano anche essi le cavalcature con la voce, poichè quegli intrepidi scorridori non posseggono nè frusta, nè staffe, nè speroni.
— Che cosa aspettano per darci addosso? — chiese Blunt, che tormentava il grilletto della sua carabina.
— Di essere in buon numero, — rispose Harris.
— Attenti, signori, — disse in quel momento il corriere. — Ecco il bosco. Sono là che ci aspettano.
Aveva appena pronunciate quelle parole che si udirono quattro spari e le palle sibilarono sopra l’imperiale.
Erano i quattro indiani che avevano fatto fuoco.