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74 Capitolo undicesimo

Capitolo XI

Il «mpungu»


Quando giunsero al campo i due dahomeni avevano già caricati i cavalli e si trovavano pronti a partire, mentre l’amazzone, la cui guarigione era prossima, si era coricata nella sua lettiga, su di un fresco strato di foglie.

Alfredo diede il segnale della partenza e tutti si misero in marcia, tenendosi però lontani dalle rive del canale per sfuggire ai nauseanti odori che tramandavano i poveri debitori.

Ve n’era un buon numero di quei disgraziati, poichè numerosi palchi si vedevano delinearsi verso l’ovest seguendo i capricciosi contorni delle sponde. Alcune di quelle costruzioni erano state erette anche in vicinanza della via percorsa dalla carovana ed allora Antao poteva vedere, non senza un brivido d’orrore, i crani dei negri biancheggianti fra gli stracci che coprivano bene o male i corpi.

Grandi bande d’avoltoi volteggiavano senza posa sopra quei funebri palchi e di quando in quando si vedevano calare impetuosamente sopra quegli scheletri disseccati dal sole e già ripuliti dalle formiche, cercando avidamente l’ultimo brano di pelle.

Ben presto però la carovana abbandonò i tristi paraggi del Piccolo Popo, inoltrandosi nella regione dei Togo,1 vasto paese che si trova racchiuso fra le frontiere del Dahomey all’est, quelle degli Ascianti e del possedimento inglese della Costa d’Oro all’ovest e le terre dei Krepi a settentrione.

Evitata la capitale dei Togo, onde non perdere tempo, la carovana costeggiò il lago omonimo che è formato dai due fiumi Haho e Sio, poi si spinse un po’ verso settentrione accampando nei pressi di Dalawe, piccola borgata abitata da alcune centinaia di negri.

Il giorno seguente, dopo d’aver attraversato il Sio, uno dei più considerevoli corsi d’acqua che solcano le regioni della Costa d’Avorio, Alfredo, credendo ormai di aver ingannate abbastanza

  1. Questa regione è ora un possedimento della Germania.