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72 Capitolo decimo

— Spero che me lo dirai.

— Sì, Antao. Gli sciacalli hanno fatto una serenata ai morti.

— Mille pescicani!... Ai morti?...

— Sì, Antao. Quelle masse nere che vedi coricate su quelle piattaforme, sono negri morti.

— Ti credo, poichè comincio a sentire un certo odore che mi rivolta lo stomaco. Faremo bene a ritornare al campo.

— Aspetta un po’ che si alzi il sole. Dovrai abituarti a questi odori, perchè incontreremo molte tombe, essendo numerosi, nel Piccolo Popo, i negri che muoiono senza aver potuto pagare i loro debiti.

— Cosa vuoi dire? — chiese il portoghese, stupito. — Cosa c’entrano i debiti dei negri con queste tombe?...

— C’entrano per qualche cosa, poichè i negri esposti in tale modo agli insulti delle intemperie ed al becco degli uccelli, sono quei poveri diavoli che non hanno potuto pagare i loro debiti.

Quando un negro muore in questa piccola repubblica, i parenti, prima di dare onorevole sepoltura al defunto, devono assicurarsi se ha pagato tutti i suoi creditori.

Se era in regola, si fanno feste in onore del morto, poi la salma viene sotterrata nella capanna abitata dalla sua famiglia ad una profondità di circa ottanta centimetri.

— Che piacere per la famiglia!...

— E che miasmi si sviluppano durante i grandi calori! Se invece il defunto non ha lasciato tanto da saldare i suoi debiti ed i suoi parenti si trovano nell’impossibilità di raggranellare la somma necessaria, niente danze, niente fracasso coi tam-tam o coi cachere,1 niente fiumi di acquavite. Si fa il meno rumore che sia possibile, si vanno a piantare quattro pali sulle rive del canale, si uniscono con una piattaforma alta dal suolo un metro e ottanta centimetri, si avvolge il cadavere in due o tre pezzi di stoffa e ve lo si colloca sopra col capo un po’ rialzato ed avvolto in una pezzuola bianca pendente ai lati.

Ciò fatto si allontanano, lasciando la misera spoglia esposta ai soli brucianti, alle piogge, ai venti, agli uccelli, alle mosche ed alle formiche.

— Bel modo di costringere i debitori a pagare i creditori, —

  1. Bottiglia di vimini contenente dei sassolini ed adorna di conchiglie bianche.