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66 Capitolo nono

quasi invisibili che dalle dieci del mattino alle tre pomeridiane non si lasciano vedere, ma che poi vi piombano addosso a sciami, producendovi delle punture dolorosissime; altre, chiamate ibolai, che hanno dei pungiglioni così acuti da passarvi i calzoni e che pare vi forino la pelle con ago infuocato, ma che però non vi fanno soffrire che pochi istanti; ma ve ne sono poi altre ancora che vi succhiano il sangue e che poi lasciano nell’invisibile ferita chissà quale veleno, che vi fa soffrire ventiquattro ore senza tregua.

Antao, non abituato a tutti quei morsi, battagliò inutilmente tutta la notte contro quei nemici quasi invisibili, borbottando come un ossesso, e solamente verso l’alba potè gustare un po’ di sonno, dopo però di essersi unto il viso e le mani con olio d’elais per calmare i dolori.

Il giorno seguente la carovana, che si teneva sulla sponda interna del canale, passava al largo di Godomè e poco dopo di Whydah, una delle più importanti città della Costa d’Oro, tenuta da un cabecero del re di Dahomey e verso il mezzodì, dopo una rapidissima marcia, attraverso l’importante corso d’acqua che chiamasi Mono e che pare abbia le sue sorgenti nelle lontane regioni del Borgu, il quale trovasi a settentrione del paese dei Krepi, varcava le frontiere della repubblica dei Popos.


Capitolo X

La repubblica dei Popos


La repubblica dei Popos, formata dal Grande e Piccolo Popo è uno staterello che occupa una porzione della Costa d’Avorio compresa fra Whydah all’est e la regione dei Togo all’ovest, lungo il canale costiero che unisce le due lagune di Nokue e di Togo.

Questa repubblichetta, sfuggita miracolosamente ai potenti vicini, è di formazione quasi recente, poichè non conta che sessanta o settant’anni di esistenza. Verso il 1815, alcuni minalotos d’Elmina, stanchi della crudele tirannia di alcuni capi della Costa d’Oro, emigrarono verso la foce del Mono, fondando successivamente le cittadelle di Grande e Piccolo Popo, di Sabbe,